Tuesday, October 31, 2006

Il panettone e l’uovo di Prodi

Il centro destra è stato bruciato sul tempo. Ha programmato la sua manifestazione di piazza contro la finanziaria per il 2 dicembre. Dopo la conclusione, sicuramente favorevole, dell’iter parlamentare della manovra alla Camera e alla vigilia dell’inizio del percorso, altrettanto sicuramente accidentato, del provvedimento al Senato. Ma nel frattempo, domenica scorsa, in piazza contro la finanziaria è sceso a Mestre il sindaco di Venezia Massimo Cacciari. E mentre il filosofo-amministratore arringava la folla di commercianti, professionisti, operai e imprenditori che sacramentava contro le ottuse misure fiscali di Romano Prodi e Vincenzo Visco, il suo collega di Bologna Sergio Cofferati rilasciava una intervista a La Stampa per ribadire le ragioni della proteste contro la finanziaria delle tasse. [leggi per intero]

Monday, October 30, 2006

Il complotto ai margini del complotto

C’è qualcosa di comico in questo presunto complotto ai danni di Romano Prodi e della moglie compiuto da più di cento funzionari dell’Agenzia delle Entrate, della Guardia di Finanza e di qualche altro organismo pubblico preposto al controllo delle attività degli italiani. Il primo elemento di comicità è rappresentato dai nomi degli spiati. Accanto a quelli del Presidente del Consiglio e della consorte figurano personaggi dello sport, dello spettacolo e di ogni altra professione. Compresi i politici dello schieramento avverso a quello del centro sinistra. A partire da Silvio Berlusconi ai figli dello stesso Cavaliere. [leggi per intero]

Friday, October 27, 2006

Il tecnico che non conosce le regole del gioco

Servono ancora i tecnici “riserve della Repubblica”? Romano Prodi ed i suoi più stretti collaboratori sostengono che il loro tempo è finito. Preoccupato di cadere sulla Finanziaria e di venire sostituito a Palazzo Chigi proprio da un tecnico “riserva della Repubblica” (Mario Monti o Mario Draghi), il leader dell’Unione si preoccupa di fare terra bruciata a chi avesse la ventura di provare a prendere il suo posto alla guida del governo. L’intento di Prodi è criticabile, ma l’obiettivo di fare piazza pulita dei “super partes” carichi di competenze particolari a cui rivolgersi nei momenti di difficoltà e di emergenza del Paese è assolutamente sacrosanto. [leggi per intero]

Thursday, October 26, 2006

Se la missione è di bastonare gli italiani

Il centro sinistra al governo è in cerca di una grande missione. Come quella del ’96 rappresentata dall’ingresso dell’Italia nell’euro. Giustamente i dirigenti dell’Unione considerano che senza indicare all’opinione pubblica italiana una grande meta da raggiungere, l’esecutivo di Romano Prodi sarà costretto a vivacchiare. E, presto o tardi, perderà il favore popolare che, sia pure a fatica e per esclusivo merito degli avversari, era riuscito a conquistare alle ultime elezioni. Ma, cerca e ricerca, la grande missione non si trova. Massimo D’Alema ci ha provato con la spedizione militare in Libano. La fabbrica del consenso di cui il ministro degli Esteri e l’intero esecutivo dispone, si è impegnata allo spasimo per trasformare la partecipazione alla forza cuscinetto dell’Onu in una impresa dalle dimensioni omeriche degna di essere tramandata ai posteri. [leggi per intero]

Wednesday, October 25, 2006

L’Ungheria ed i comunisti inguaribili

I degni eredi degli acclamatori dei carri armati sovietici a Budapest nel ’56 protestano oggi contro le presunte strumentalizzazioni neofasciste dei fatti d’Ungheria. Secondo questi nipoti dei massacratori degli insorti ungheresi, chi protesta oggi in Ungheria contro il governo dei post-comunisti bugiardi è un fascista. E come tale non va ascoltato ma solo condannato. E chi usa l’anniversario della rivolta antisovietica magiara per rimproverare quanti all’epoca si schierarono dalla parte del regime comunista contro i presunti “controrivoluzionari” è anch’egli un neofascista. E come tale non ha alcun diritto alla parola. [leggi per intero]

Tuesday, October 24, 2006

Prodi ed i masochisti del centro sinistra

Molti si chiedono perché mai Romano Prodi vada avanti come un treno lungo la strada di una finanziaria che è riuscita a compiere il miracolo di scontentare contemporaneamente tutti gli italiani senza distinzioni di censo e posizione politica. Il Presidente del Consiglio sostiene che la scontentezza generale è la dimostrazione dell’efficacia della manovra economica del governo. Ma la sua spiegazione potrebbe essere accolta se la finanziaria contenesse riforme strutturali serie. Sulla sanità, sulle pensioni, sulle sovrabbondanze dello stato assistenziale. Invece nulla di tutto questo. Solo tasse, gabelle, imposizioni. Per redistribuire il reddito, secondo la più tradizionale logica classista. [leggi per intero]

Monday, October 23, 2006

I fatti al posto dei complotti

Il complotto non c’è. In compenso ci sono i fatti. E questi fatti indicano senza alcuna possibilità di equivoco che il governo di Romano Prodi è in gravissime difficoltà. Che può cadere da un momento all’altro per un motivo qualsiasi al Senato (ma anche alla Camera). E che la sua crisi non è destinata affatto a sfociare nelle elezioni anticipate, ma in un governo tecnico o istituzionale con il compito di tentare di cambiare la legge elettorale e gestire la successiva consultazione elettorale. Questi fatti non nascono da malevolenza pregiudiziale nei confronti del presidente del Consiglio. Ma da un’analisi realistica e non illusoria del quadro politico nato dalle passate elezioni. [leggi per intero]

Friday, October 20, 2006

Napolitano tutore di Prodi

Abbiamo avuto un Presidente della Repubblica picconatore. Poi uno esternatore. Successivamente un predicatore. Inoltre uno “moral” correttore. Ed ora abbiamo finalmente il Capo di Stato tutore. Giorgio Napolitano, espresso dalla stessa maggioranza che ha dato vita all’attuale governo, si è scelto il ruolo di supremo tutore del centro sinistra. E come tale ha deciso di comportarsi prendendo per mano nei momenti difficili l’umbratile e un po’ isterico presidente del Consiglio Romano Prodi, e indirizzandolo lungo le strade della prudenza e della ragionevolezza. Nessuno si può e si deve lamentare di questa circostanza. [leggi per intero]

Thursday, October 19, 2006

Il re nudo del Colle Capitolino

Stupisce lo stupore di Walter Veltroni per le critiche all’amministrazione capitolina immediatamente lanciate dai rappresentanti del centro destra subito dopo le prime notizie sul tragico disastro nel metrò. Nessuno dubita che una parte di queste critiche siano state motivate da pura e semplice strumentalità politica. Ma da quando in qua ci si stupisce di un fenomeno che è ormai così ricorrente, non solo a livello italiano ma addirittura a livello planetario, da apparire scontato e fastidiosamente ripetitivo? La strumentalità delle polemiche che seguono gli incidenti, i disastri, le tragedie di ogni genere fanno ormai parte del gioco. [leggi per intero]

Alle radici della crisi di Alitalia

Al tempo in cui il governo dell’epoca decise di legare il destino dell’Alitalia al superpotenziamento di Malpensa e al ridimensionamento di Fiumicino, “L’opinione delle libertà” fu l’unico organo di stampa italiano che condusse una dura e decisa battaglia contro quella scelta. La ragione non era di natura campanilistica. Che Milano e l’intero settentrione avessero bisogno di uno scalo aereo più sicuro e di maggiore respiro di Linate era fuori di dubbio. Le critiche del nostro giornale erano di tutt’altro genere. La prima di natura politica. Il governo dell’epoca, guidato da Romano Prodi, decise di puntare su Malpensa a scapito di Fiumicino solo per un preciso motivo politico. [leggi per intero]

Tuesday, October 17, 2006

L’iracheno del Partito Democratico

L’Italia, a differenza di quanto sostiene Arturo Parisi, non ha alcuna possibilità di finire come l’Iraq. Cioè divisa tra gli sciiti ed i sunniti nostrani, ognuno padrone delle proprie banche, dei propri sindacati, delle proprie tv. E non può finirci per la semplice ragione che nel nostro Paese il processo di irachenizzazione si è già realizzato da tempo. Come spesso accade non abbiamo bisogno di imitare i modelli negativi stranieri. Siamo noi, semmai, che li inventiamo, sperimentiamo ed esportiamo. Salvo, poi, ipocritamente scoprire che stiamo imitando vizi stranieri di cui abbiamo la paternità. Parisi, dunque, sbaglia quando teme un futuro iracheno che di fatto rappresenta il nostro passato. Non è da oggi che i partiti hanno i loro sindacati e le loro televisioni. La novità è che adesso hanno anche le loro banche (o, forse, che le banche hanno i loro partiti). [leggi per intero]

Il paradosso del conflitto d’interesse

Sul serio il centro sinistra vuole togliere una rete a Rai e Mediaset relegandole sul digitale e distribuendo le frequenze ai “soli noti” della finanza amica? L’unanimità con cui il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge del Ministro Paolo Gentiloni lascerebbe pensare che l’obbiettivo della coalizione di governo sia proprio quello di ridisegnare un sistema televisivo non più bipolare ma, almeno, tripolare o quadripolare. Cioè due reti alla Rai, due a Mediaset, due a “La 7” ed al suo futuro nuovo propietario (Rcs o De Benedetti) e due al soggetto che non riuscendo a subentare a Marco Tronchetti Provera cercherà di acquisire le frequenze analogiche tolte al “ Cavallo” ed al “ Biscione”. [leggi per intero]

Friday, October 13, 2006

Amato e l’Islam moderato senza rappresentanza

Ha perfettamente ragione Giuliano Amato quando afferma che l’Islam moderato non solo esiste ma è addirittura largamente presente tra di noi. Questo Islam è formato dalle centinaia di migliaia di uomini e donne di religione musulmana che sono immigrate nel nostro paese, che non hanno ancora la cittadinanza italiana ma aspirano ad averla, che rispettano ed intendono continuare a rispettare le nostre leggi senza pretendere di imporre quelle estranee ed incompatibili con lo stato di diritto. E che, soprattutto, pur difendendo e volendo mantenere la loro identità religiosa ed etnica, non vogliono offendere, contestare e cancellare l’identità della nazione che li ha accolti. [leggi per intero]

Thursday, October 12, 2006

L’azzardo di Casini e di Follini

Il vero limite dell’operazione di sganciamento avviata da Pier Ferdinando Casini nei confronti della Casa delle Libertà è rappresentato dalla legge elettorale. Il leader dell’Udc può anche rompere i ponti con il centro destra prendendo a pretesto la necessità di tagliare le ali del panorama politico e rompere i ponti con la Lega. Ma qualunque manovra faccia per uscire dalla gabbia del bipolarismo che lo lega allo schieramento guidato da Silvio Berlusconi, è destinato a scontrarsi sempre e comunque con il sistema elettorale in cui il premio di maggioranza rende quasi inevitabile la formazione di due schieramenti antagonisti e alternativi. [leggi per intero]

Wednesday, October 11, 2006

Dal tavolo al governo della buona volontà

Il tavolo dei volenterosi inventato da Daniele Capezzone è la spia del malessere e delle difficoltà che affliggono la maggioranza di centro sinistra. Se nell’area governativa spirassero solo i venti della compattezza e dell’entusiasmo non ci sarebbe bisogno di nessun tavolo aperto a gente dell’opposizione animata dalla buona volontà di aggiustare i guasti provocati da Romano Prodi. E se la finanziaria non fosse quel pastrocchio inverecondo di misure vendicative nei confronti di un ceto medio in cui rientra gran parte dell’elettorato dello stesso centro sinistra, nessuno si sognerebbe di modificarla con accordi bipartisan sulle misure più odiose e controverse.[leggi per intero]

Tuesday, October 10, 2006

In difesa della scuola del Secolo d’Italia

Non so se Gianfranco Fini abbia detto o meno che il quotidiano del suo partito “Il Secolo d’Italia” va chiuso perché non serve a nulla. Chi ha partecipato all’assemblea di An sostiene che Fini abbia esplicitato ciò che da molto tempo si vocifera all’interno del gruppo dirigente di via della Scrofa. E cioè che il giornale ha un impianto generalista eccessivamente costoso e che andrebbe ristrutturato secondo il modello del giornale di idee che ha esempi numerosi come quelli de “Il foglio”, “Il Riformista” o la stessa “L’opinione delle libertà”. [leggi per intero]

Ma ci sono anche i ricchi che ridono

Quelli che vogliono far piangere i ricchi si sono intanto preoccupati di far ridere gli Agnelli e i Merloni. Con la Finanziaria la Fiat ottiene sostanziosi aiuti per i suoi settemila prepensionati e un incredibile sostegno per la vendita delle nuove auto. E Merloni incassa il provvedimento sulla rottamazione dei frigoriferi che, da che mondo è mondo, rappresenta una sorta di finanziamento indiretto ma cospicuo che serve ad una azienda a fronteggiare meglio l’agguerrita concorrenza interna ed estera. Non si conosce la genesi di questi provvedimenti. [leggi per intero]

Friday, October 06, 2006

Il Partito democratico e la vendetta di Bettino Craxi

Parte oggi ad Orvieto il convegno che dopo due giorni di lavori dovrebbe dare il via alla costituzione del Partito Democratico. La nascita del nuovo soggetto politico non sembra essere accompagnata da presagi favorevoli. I popoli della Margherita hanno già detto si rifiutano di “morire” socialisti. L’ex correntone dei Ds ha annunciato che diserterà l’assemblea umbra perché non ha alcuna intenzione di “morire” post-democristiana. Ed anche chi parteciperà ai lavori, in maniera diretta o indiretta, da Romano Prodi a Francesco Rutelli, da Massimo D’Alema e Piero Fassino, sembra più animato dalla voglia di competere con gli altri per la leadership del futuro partito che intenzionato a contribuire in maniera disinteressata alla creazione della nuova formazione politica. [leggi per intero]

Alla fine solo i poveri piangeranno

Non è vero che la finanziaria farà piangere solo i ricchi. La manovra imposta dalla sinistra radicale e da Vincenzo Visco alle componenti riformiste del centro sinistra, provocherà danni soprattutto a carico dei ceti più deboli. Chi ha reddito superiore ai 75 mila euro può anche rimanere indifferente di fronte al 43 per cento di Irpef. E, magari, pagare senza battere ciglio le varie imposte dirette e indirette che verranno ben presto predisposte dagli enti locali. Non avrà neppure difficoltà a pagare di più le sigarette. [leggi per intero]

Ma il centro destra vuole sul serio defenestrare Prodi?

E’ un falso dilemma chiedersi se l’opposizione del centro destra debba essere di piazza o di Parlamento. Così come è un quesito ancora più fasullo interrogarsi se l’obiettivo da perseguire debba essere quello di far cadere il governo attraverso il muro contro muro, o una serie di tentativi di sfaldare la maggioranza cercando intese trasversali sulle modifiche indispensabili da apportare alla finanziaria. Domande del genere hanno un senso se vengono rapportate alle particolari strategie dei singoli partiti. AN ha bisogno della piazza per mobilitare la propria base. [leggi per intero]

La manovra uccide il Partito Democratico

Se le bugie hanno le gambe corte, le mezze verità non le hanno affatto. Romano Prodi, Massimo D’Alema e Tommaso Padoa Schioppa dicono sicuramente la verità quando sostengono che i redditi superiori a 75 mila euro, quelli che con la nuova finanziaria dovranno pagare il 43 per cento di Irpef, rappresentano una quota di popolazione pari all’1,58 per cento. Ma mentono spudoratamente quando lasciano intendere che la manovra varata dal governo colpirà solo la fascia dei “ricchi” e non toccherà minimamente il ceto medio. I tre campioni del gesuitismo evitano di ricordare che le misure varate da Palazzo Chigi prevedono aumenti a partire dai 33.500 euro lordi. [leggi per intero]

Oggi ai ricchi domani a Romano Prodi

Romano Prodi è tranquillo. Sa che né gli alleati, né i partiti d’opposizione hanno pronta una soluzione per sostituirlo a Palazzo Chigi. E può permettersi d’irridere chi demagogicamente lo invita a farsi da parte. Ma tanta sicumera è un po’ troppo miope. Presto o tardi sia gli alleati, sia l’opposizione troveranno la formula per metterlo da parte. E quando questo avverrà l’operazione non sarà affatto difficile. Perché il presidente del Consiglio si è di fatto scavato la fossa da solo. Non solo e non tanto perché, dalla fusione Intesa-San Paolo al caso Telecom, non ha fatto altro che calpestare amici ed avversari in nome del proprio “sacro egoismo” senza minimamente preoccuparsi della scia di irritazione e di propositi di vendetta che si è lasciato dietro. [leggi per intero]