Wednesday, March 07, 2007

Invito a laici e liberali

Leggi il documento che dovrebbe costituire la piattaforma culturale del futuro Partito Democratico e scopri che come tratto distintivo della nuova formazione politica viene scelto quello liberale. Segui il convegno che si è tenuto nei giorni scorsi a Bertinoro e che avrebbe dovuto costituire un momento d’incontro dell’area laica e riformista e registri che l’obiettivo su cui tutti pare abbiamo concordato, è dare vita ad un movimento liberale e socialista. Questa incredibile fortuna che i valori liberali vanno ottenendo all’interno della sinistra italiana dovrebbe suscitare grande soddisfazione. Almeno in quelli che hanno da sempre sostenuto la validità delle idee di libertà rispetto ai cascami delle ideologie stataliste e totalitarie del secolo passato. Invece, al posto della soddisfazione c’è l’allarme e la preoccupazione. Perché non c’è bisogno di pensare male, come Andreotti e prima di lui il cardinal Bellarmino, per sapere che il Partito Democratico non avrà alcun tratto liberale visto che è destinato a tradursi in un mini-compromesso storico tra i due gruppi dirigenti eredi delle fallimentari politiche di Moro e Berlinguer degli anni ‘70.
E non è neppure necessario essere particolarmente malizioso per intuire che il convegno di Bertinoro è servito a gettare le basi per il disperato tentativo di ricomporre, con gli ultimi spezzoni rimasti, una qualche vestigia dell’ex Psi in vista delle elezioni europee del 2009. Non è che non ci sia dignità politica in queste due iniziative. Gli stati maggiori di Ds e Margherita avvertono che il terreno frana sotto i loro piedi. E pensano legittimamente che l’unico modo di consolidare la propria permanenza alla guida della sinistra italiana sia quello di mettere insieme i cattolici ed i comunisti di una volta in un partito unico. Lo fanno con lo sguardo rivolto al passato. Nella illusione che il modello dossettian-berlingueriano possa sopravvivere nel terzo millennio. Ma lo fanno anche con grande attenzione alle esigenze della comunicazione. E poiché non possono presentarsi come dei cadaveri politici che tentano di risorgere, s’imbellettano con quella immagine liberale che è ormai innovativa e positiva agli occhi dell’intera opinione pubblica del Paese.
Lo stesso vale per quelli di Bertinoro. Che tentano il salvataggio di una composita nomenklatura formata dagli spezzoni rimasti dello Sdi e del Psi e dai fuoriusciti dei Ds di tradizione “migliorista”. E lo fanno, sempre tenendo conto che se rispolverassero la vecchia unità socialista non sarebbero più credibili, ammantandosi di valori laici e liberali che cancellano il sapore di rancido della minestra riscaldata. Ma i laici ed i liberali, quelli veri e non quelli inventati per l’occasione, che c’entrano in queste vicende? Nulla. Ma non basta pensarlo. E neppure dirlo. E’ necessario dimostrarlo politicamente. Ed è per questo che è necessario avviare su questo argomento un dibattito serio ed approfondito sul futuro dei liberali e dei laici. Foglie di fico dei progetti altrui o soggetti politici autonomi, sia pure all’interno dei contenitori imposti dal bipolarismo?

4 Comments:

Blogger nicola squicciarini said...

Caro Diaconale condivido la tua analisi. Per essere sintetico ti dico che dobbiamo lavorare per creare un "ELDER italiana".

10:52 AM  
Anonymous Anonymous said...

Ci stanno scippando la parola liberale, fra un po' anche Bertinotti e Diliberto si dichiareranno liberali ed intanto i liberali autentici sono dispersi e quasi senza voce.

Simo

2:49 PM  
Blogger celestino ferraro said...

L’UOVO DI COLOMBO

Non c’è niente da fare, come italiani siamo impagabili. Chi tentasse di privarci del nostro Guinness dei primati, della nostra nonchalance, della nostra faciloneria, della nostra faccia tosta nel trattare argomenti che qui da noi stagionano all’ombra dei decenni, farebbe un buco nell’acqua e rimarrebbe scornato.
Financo il Governatore di Bankitalia, l’austero Mario Draghi, nel rituale sciloma che si tiene il 31 maggio d’ogni anno, ripete come scoperte eclatanti una serie di misfatti economici che gravano sulla coscienza dell’Italia che conta. Come se fosse un “Marziano a Roma”, il Governatore sciorina la sua lista della spesa e scopre la servetta che da sempre fa la cresta sul pagato.

E così avanti, per qualche ora, a leggere dati e cifre, fatti e non fatti, fino all’applauso finale che scroscia rumoroso e che appaga il Governatore della lunga faticata sostenuta tutta d’un fiato.

È una lunga impastazione del trito e ritrito quella del Governatore, ma senza mai sporcarsi di farina. Lo Chef ammannisce l’impasto e l’offre da mettere al forno per biscottarlo e consumarlo subito, o poi, durante l’anno, fino al nuovo biscottamento che, sempre lui, riproporrà agli intenditori buongustai che accorrono al convito Bankitalia per assaporare il nuovo a base degli stessi ingredienti dell’anno già passato. Una specializzazione del nostro cuisinier. La Premiata Biscotteria Bankitalia offre i soliti biscotti, forme e colori un po’ diversi ma sempre ingredienti genuini, made in Italy, materie prime degne d’ogni analisi organolettica, grano, uova, zucchero, cannella, anice se piace, cioccolata e latte del Matese per mucche nostrane libere al pascolo e non in batteria.
Et voilà, les jeux sont faits. Rien ne va plus.
Quest’anno c’è la novità, sempre di biscotti si tratta, ma taralli, quelli ‘nzogne e pepe, così gustosi con la birra. Offerti dal duo Bassolino & Rosetta-Russo.

Così, mutatis mutandis, le stesse poltrone, gli stessi kuli sovrastati da cervelli preclari, le cose sono scorse saporose ed ogni convenuto s’è detto deliziato dell’impasto appena assaporato.

Lo chef (si vede) va fiero, è in visibilio, ma non lo dà ad intendere, resta regale nell’attesa dei complimentosi che si accalcano per l’augusto rito … tre milioni di miliardi di vecchie lire, il terzo debito pubblico del mondo, solo Dio può metterci la mano.
Anche questa è fatta: il problema è di Prodi e del suo TPS in avaria.
Celestino Ferraro

3:00 AM  
Anonymous facebook emoticon said...

:(

6:51 AM  

Post a Comment

<< Home