Wednesday, March 07, 2007

Il rischio della trattativa tutti contro tutti

C’è solo un aspetto appassionante nella discussione che si è accesa sulla riforma elettorale. Quello che mette in evidenza solare come la legislatura appena nata sia già virtualmente morta. Se tanto si discute di come andare a votare a più di quattro anni dalla data naturale, vuol dire che la crisi continua ad essere praticamente aperta. E che tutti i partiti sono ormai convinti che per il ricorso anticipato alle urne, sia ormai solo questione di tempo. Forse quest’anno. Più probabilmente il prossimo. Ma è proprio la consapevolezza che la legislatura sia agonizzante a rendere il dibattito sulla riforma elettorale più teso e più difficile. Di fronte allo scenario che prevede un nuovo e ravvicinato giudizio popolare, ogni singola forza politica allenta i vincoli di schieramento che la tengono legata agli alleati e cerca di badare soprattutto al proprio interesse particolare. E’ normale, allora, che nel centro destra Forza Italia difenda l’attuale sistema elettorale che le garantisce di rimanere l’asse portante di un fronte unitario anti-sinistra. Che l’Udc persegua il progetto di diventare l’ago della bilancia della scena politica nazionale proponendo un sistema tedesco che annulli il bipolarismo e crei le condizioni per un ritorno al centrismo Dc.
Che la Lega giochi più parti in commedia usando l’adesione a questo o a quel modello elettorale in chiave di accordo tattico con questo o quel partito in funzione della propria sopravvivenza. Che Alleanza Nazionale oscilli tra Berlusconi e Casini nella ricerca della posizione più conveniente per la propria strategia politica. E che tutte le altre forze minori si muovano in libertà (il nuovo Psi con lo Sdi, il Pri con il Pli) all’insegna del primum sopravvivere. In questa luce è altrettanto normale che alle divisioni dell’opposizione corrispondano quelle della maggioranza. La sensazione che il tracollo sia imminente, accentua anche nel centro sinistra il sacro egoismo di partito. E le conseguenze si vedono quotidianamente sulla tormentata navigazione del governo. L’esistenza di un fenomeno comune spinge il centro sinistra ad utilizzare le divisioni del centro destra per nascondere le proprie. E viceversa. Ma va detto con grande chiarezza che il mal comune in questo caso non fa il mezzo gaudio.
Mentre le divisioni della maggioranza sono fisiologiche (non a caso c’è la sensazione generale che la legislatura sia già agli sgoccioli), quelle dell’opposizione sono decisamente più gravi. Perché impediscono che il fiume carsico della crisi arrivi finalmente allo scoperto e produca una salutare chiarificazione. E, soprattutto, perché finiscono addirittura con il compromettere il vantaggio che il fronte dell’anti-sinistra è riuscito a conseguire in questi primi mesi di legislatura. Prima di trattare separatamente con Prodi o con D’Alema, allora, è bene che Berlusconi, Fini, Casini e Bossi trattino e si accordino tra di loro. Solo in questo modo si esce realmente dalla crisi. Invece, se parte la trattativa del tutti con tutti, c’è anche il rischio di arrivare, a dispetto di ogni sensazione e previsione, al 2011.

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