Monday, March 12, 2007

La natura cambiata del governo

Fino alle settimane scorse il governo era fondato su una maggioranza autosufficiente. E non aveva altro compito che realizzare il programma con cui aveva vinto, sia pure per pochissimi voti, le elezioni politiche. Nessuno ha dimenticato le orgogliose rivendicazioni sulla natura chiusa ed autonoma della coalizione pronunciate a suo tempo in continuazione da Romano Prodi. Così come tutti hanno ancora ben presente l’affermazione di Massimo D’Alema precedente il voto del Senato sulla politica estera che ribadivano come la maggioranza fosse obbligata a dimostrare la propria capacità di andare avanti senza apporti esterni di sorta.
La crisi risolta con il rinvio alle Camere e con la ritrovata fiducia ha però avuto come effetto principale la cancellazione della natura politica iniziale dell’attuale centro sinistra. L’autosufficienza è stata abbandonata. Non perché nel frattempo sia intervenuta la sortita del ministro dell’Interno Giuliano Amato con la sua proposta delle maggioranze variabili. Ma perché, per tacita ammissione di tutti i partiti della coalizione, quella che doveva essere la caratteristica principale ed immutabile del governo è stata considerata superata e decaduta. Il programma originario prima è stato frettolosamente sostituito da quello dei 12 punti. Ed anche quest’ultimo è stato rapidamente dimenticato sotto l’incalzare dei contrasti interni della coalizione.
La vecchia natura politica, in sostanza, è stata sostituita da una nuova natura. E tutto è avvenuto non in contrasto, aperto o nascosto, tra i partiti ed il Presidente del Consiglio ma su iniziativa diretta di Romano Prodi con il silenzio-assenso di tutte le componenti del centro sinistra.
La novità è che il governo si comporta oggi come se fosse un esecutivo tecnico dal compito delimitato e con scadenza prefissata. Il Presidente del Consiglio punta sul sostegno dell’opposizione per superare lo scoglio contingente del voto del Senato sulla missione in Afghanistan. Ma per il resto evita accuratamente di assumere qualsiasi iniziativa tranne quella che riguarda l’identificazione delle modifiche da apportare alla legge elettorale. In sostanza, quindi, è come se la crisi delle settimane scorse si fosse conclusa con la caduta del governo di centro sinistra e con la formazione di un governo tecnico incaricato di realizzare la riforma elettorale e portare il Paese alle elezioni entro il prossimo anno.
Solo che la compagine ministeriale è quella di prima e che il Presidente del Consiglio è lo stesso.
Alleggeriti di qualsiasi peso e ruolo politico ed incaricati esclusivamente di gestire l'ordinaria amministrazione in attesa di una nuova e chiarificatrice consultazione elettorale. Serve a qualcuno questa bizzarria? A Prodi ed ai suoi ministri consente di conservare le poltrone. Al centro destra di continuare a sfruttare a proprio vantaggio lo stato di debolezza dell'esecutivo.Al Paese di sapere che questo sfinimento non durerà all'infinito ma solo per altri dodici mesi.

1 Comments:

Anonymous Anonymous said...

Pensiamo se il defunto governo Prodi rimane in vita; pensiamo se arriva a dicembre 2008 e fa la nuova finanziaria. Anche se defunto crederà di essere immortale, non temerà più le elezioni anticipate, non farà più una finanziaria elettorale come quella del 2007. Padoa Schioppa e Visco avranno le mani libere, si getteranno voracemente a fauci aperte sui risparmi e sulle case degli Italiani, una mazzata di tasse, i clientes del regime verranno tutti accontentati... uno scenario da incubo. Da scappare all'estero, in paesi liberi.
Pensiamoci.
Avv. Filippo Matteucci

9:56 AM  

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