Wednesday, March 07, 2007

La quinta colonna dei fondamentalisti

Si poteva prevedere? Forse il rapimento di un giornalista non si poteva immaginare. Ma che la guerriglia talebana in Afghanistan potesse lanciare un attacco contro il nostro Paese alla vigilia del voto del Parlamento sul rifinanziamento della missione militare a Kabul, non solo era prevedibile ma addirittura scontato. Chiunque avesse avuto un minimo di sale in zucca avrebbe evitato, dopo la crisi delle settimane scorse ed a pochi giorni da un voto al Senato che rischia di riaprire la ferita a malapena suturata, di manifestare incertezze sulla scelta del governo di piena lealtà alla Nato. Nessuno pretendeva che il ministro degli Esteri Massimo D'Alema facesse salti di gioia alla notizia delle stragi di civili afghani a causa di bombardamenti sbagliati da parte degli aerei Usa! Ma, proprio in un momento così delicato, ci si sarebbe aspettato dal responsabile della Farnesina un atteggiamento più prudente e misurato. Sicuramente addolorato per le morti inutili provocate per errore ma anche comprensivo della estrema difficoltà delle truppe americane e di tutti gli alleati Nato, italiani compresi, di operare in un terreno pieno di insidie ed esposto alle facili infiltrazioni e strumentalizzazioni di ogni particolare organizzazione del fondamentalismo islamico.
Invece D'Alema, per compiacere quella sinistra antagonista ed oltranzista che chiede ormai da tempo il ritiro degli italiani dall'Afghanistan, cioè per banali esigenze di politica interna, si è messo a recitare la parte dell'antiamericano, di quello che protesta per i raid aerei, che chiede la commissione internazionale e lascia intendere che ad ogni giorno che passa la linea dell'Italia si allontana progressivamente da quella degli Stati Uniti. In pratica, il nostro ministro degli Esteri, seguito a ruota da quella sinistra che intendeva blandire, ha lanciato raffiche di segnali per dimostrare che il nostro Paese non è più disposto a seguire Bush sulla strada dei conflitti, ed è pronto ad allentare i legami dell'Alleanza Atlantica e recuperare la propria piena ed assoluta autonomia in politica estera.
I talebani non hanno fatto altro che recepire questi segnali e comportarsi di conseguenza. Prima hanno tentato di compiere un attentato terroristico nei confronti dei nostri soldati fallendo solo per una serie di fortuite circostanze. Poi hanno ripiegato sul rapimento del giornalista de “La Repubblica”. Probabilmente calcolando che il sequestro di un inviato di un grande giornale della sinistra può essere molto più utile da un punto di vista mediatico e politico. Oggi la Camera, sia pure tra mille tensioni, voterà sicuramente in favore del decreto sulla missione. Ma tra una settimana di preoccupazioni e di pressioni per la sorte del nostro collega, quale potrà essere l'esito della votazione di Palazzo Madama? I talebani, in altri termini, si sono messi nelle condizioni di dare scacco matto alla Nato. Possono sperare di costringere l'Italia a fuggire da Kabul. O, in alternativa, possono dimostrare di aver riaperto la crisi di governo in un paese occidentale. Tutto grazie alla sinistra estrema del nostro Paese ed a chi, come D'Alema, sconsideratamente la blandisce.

2 Comments:

Blogger gabbianourlante said...

beh... se abbiamo delle opinion-makers che smaccatamente lodano D'Alema in TV come "Ottimo, ottimo ministro degli esteri".... cosa vogliamo pretendere? se poi consideriamo il fondamentalismo che muove i talebani e il valore che danno alla vita, mi meravoglio che non provino a rapirne tutti i giorni. un saluto

1:53 PM  
Anonymous facebook emoticon said...

:(

6:50 AM  

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