Thursday, June 30, 2005

Pranzo di pace per la Cdl

Nel corso di una colazione organizzata dal presidente della Camera Pierferdinando Casini, i leader della Casa delle Libertà concordano le linee generali della politica del centrodestra per i prossimi mesi. Non ci sarà manovra correttiva, gli impegni economici verranno rispettati sulla base delle scadenze indicate dalla Ue. E soprattutto Silvio Berlusconi tornerà a candidarsi alla guida dell’area moderata e la realizzazione del progetto del partito unico verrà rinviata a dopo le elezioni. In questo modo Fini e Follini potranno affrontare senza grandi scossoni i prossimi appuntamenti di partito.

Ma i moderati non hanno più i tappi sul naso

Ha ragione Silvio Berlusconi quando afferma che se “è in gioco l’Italia, i moderati tornano a votare per la Casa delle Libertà”. E’ avvenuto nel ’94, è stato ribadito anche con la sconfitta del ’96 ed ha trovato la conferma più clamorosa con la vittoria del 2001.E le sconfitte successive, nelle amministrative, nelle regionali, nelle suppletive? La risposta è che in quei casi non erano in ballo le sorti del paese. La stragrande maggioranza degli elettori moderati non conosce, ed anzi respinge, la militanza. E quando la posta in palio non vale la pena, rinuncia a partecipare al voto.Anche in questo, quindi, ha ragione Berlusconi quando manifesta ottimismo per il risultato del 2006. Nel momento in cui gli italiani capiranno che affidarsi alla sinistra significherebbe condannare il paese al ritorno agli anni ’50, torneranno ad affollare le urne e votare per lo schieramento antagonista a quello del declino e della regressione. [leggi per intero]

I fantasmi del centro destra a viale Mazzini

Il primo giorno parla Alessandro Curzi. Che, naturalmente, spara a zero contro la legge Gasparri, critica il governo e chiede il reintegro dei martiri antifascisti nelle prime serate ed il passaggio di Fabio Fazio a Rai Uno al posto di Paolo Bonolis.Il secondo giorno, invece, parla Carlo Rognoni. Che, ovviamente, contesta la legge Gasparri, tira sassi sul governo che paralizza viale Mazzini e conclude invocando il ritorno in video degli eroici combattenti della Rai di Zaccaria: Biagi, Santoro e Luttazzi.Il terzo giorno, infine, tocca a Nino Rizzo Nervo. Che per distinguersi taglia a fette la legge Gasparri, rimprovera il governo e denuncia il mancato ritorno alla casa madre degli sfortunati eroi delle battaglie televisive antiberlusconiane. [leggi per intero]

La strada lunga delle riforme

Chi rema contro la riforma della giustizia? Sono i giustizialisti di Alleanza Nazionale? Si tratta dei “celomoscisti” dell’Udc sempre pronti a cedere alle pressioni delle corporazioni prepotenti? Oppure i rematori contrari si celano nelle fila di Forza Italia, come vanno maliziosamente ipotizzando gli esponenti del centro sinistra interessati a mettere zizzania tra la Cdl e la Lega? Non sono in grado di dare risposte a questi interrogativi. Probabilmente, come spesso accade, ognuna delle ipotesi tirate in ballo nasconde una parte di verità. Ma non mi interessa neppure scoprire l’arcano ed identificare la ipotetica congiura che rischia di affossare la riforma portata avanti dal ministro Roberto Castelli. Ciò che più m’interessa, invece, è prendere spunto dal travagliato iter parlamentare della riforma e dall’ennesimo sciopero indetto dall’Associazione Nazionale Magistrati per protestare contro il progetto formato da Castelli. [leggi per intero]

Monday, June 27, 2005

Libera chiesa in libero stato

La visita al Quirinale di Benedetto XVI conferma la perenne validità della formula inventata da Cavour. Carlo Azeglio Ciampi ribadisce il carattere laico della Repubblica. Il Papa rivendica alla Chiesa il diritto di far sentire la propria voce sulle grandi questioni etiche. Dietro la formula, comunque, si prepara un rinnovato impegno delle autorità ecclesiastiche a difendere nei prossimi anni la peculiarità italiana di “non potersi non dire” cattolica.

Il presepe della setta radicale

Il partito d’azione? È come il presepe di Eduardo De Filippo. Non mi piace! E non perché non abbia un nome suggestivo e carico di storia antica e gloriosa. O perché non serva un po’ di azione ispirata a valori di libertà in un panorama politico paralizzato da un orrido continuismo trasversale. Semplicemente perché la proposta viene da Marco Pannella. Intendiamoci, nulla di personale nei confronti del leader storico dei Radicali italiani. Anzi, nei suoi confronti la massima stima, amicizia e riconoscenza per i meriti accumulati in quattro decenni di strenue lotte dirette ad innovare e modernizzare la società italiana. La proposta di dare vita ad un partito d’azione aperto ai liberali, ai laici ed ai riformisti dei due schieramenti in campo, però, nasce viziata. E non sarebbe corretto fare finta di nulla. Proprio perché Pannella non è un personaggio politico qualsiasi ma un leader che ha segnato la storia del paese negli ultimi quarant’anni e che merita il rispetto della franchezza. [leggi per intero]

Saturday, June 25, 2005

Il presepe della setta radicale

Il partito d’azione? È come il presepe di Eduardo De Filippo. Non mi piace! E non perché non abbia un nome suggestivo e carico di storia antica e gloriosa. O perché non serva un po’ di azione ispirata a valori di libertà in un panorama politico paralizzato da un orrido continuismo trasversale. Semplicemente perché la proposta viene da Marco Pannella. Intendiamoci, nulla di personale nei confronti del leader storico dei Radicali italiani. Anzi, nei suoi confronti la massima stima, amicizia e riconoscenza per i meriti accumulati in quattro decenni di strenue lotte dirette ad innovare e modernizzare la società italiana. La proposta di dare vita ad un partito d’azione aperto ai liberali, ai laici ed ai riformisti dei due schieramenti in campo, però, nasce viziata. E non sarebbe corretto fare finta di nulla. Proprio perché Pannella non è un personaggio politico qualsiasi ma un leader che ha segnato la storia del paese negli ultimi quarant’anni e che merita il rispetto della franchezza. L’elemento che vizia la proposta del partito d’azione è il momento in cui essa è stata formulata. [leggi per intero]

Friday, June 24, 2005

Finita la pace tra D’Alema e Rutelli

Il presidente dei Ds annuncia che il partito dovrà cambiare atteggiamento nei confronti della sempre più accentuata volontà di concorrenza della Margherita. L’appello di Massimo D’Alema all’orgoglio diessino raccoglie il consenso di tutte le correnti del Botteghino ma mette in allarme gli alleati dell’Ulivo, che ora si aspettano lotta aperta tra i due maggiori partiti del centro sinistra in vista delle primarie, della definizione del programma e della spartizione delle candidature alle politiche del prossimo anno.

Thursday, June 23, 2005

Il governo blocca il rincaro delle tariffe

Il governo mette a punto un decreto con il quale scongiura i tanti temuti aumenti delle tariffe elettriche a luglio. I rincari, dovuti al caro petrolio, avranno perciò un momentaneo rinvio e sulle bollette nel prossimo trimestre non vi saranno brutte sorprese. I costi dell’energia rimarranno così bloccati almeno fino al 2009.

Le primarie dei masochisti irresponsabili

Si preannunciano come una clamorosa pagliacciata le primarie del centro sinistra. Non solo perché non sono chiamate a scegliere il candidato Premier del centro sinistra, ma solo a dare una legittimazione popolare al candidato Premier da deciso da tempo. Ma soprattutto perché il loro carattere dichiaratamente fasullo e strumentale è destinato ad innescare una sceneggiata il cui tratto distintivo sembra essere quello della più completa irresponsabilità. La pagliacciata dipende in primo luogo dalle modalità con cui l’avvenimento dovrebbe svolgersi. Dovendo servire a fornire una investitura formale alla leadership di Romano Prodi le primarie saranno libere ed aperte. Cioè senza regole di sorta, tranne quella che le urne dovranno comunque premiare la candidatura del “professore”. Ma accanto a questa particolarità, che da sola dovrebbe inficiare la validità democratica dell’operazione, c’è una seconda condizione che trasforma la faccenda nella sagra dell’irresponsabilità. [leggi per intero]

Il quorum, croce e delizia

La quota proporzionale del quattro per cento del Mattarellum è la croce e la delizia dei politici italiani. Soprattutto quelli del centro sinistra. E’ in nome di quella quota e della certezza di poterla superare che Francesco Rutelli ha fatto la guerra alla lista unitaria di Romano Prodi. Ed è per paura della stessa quota e nella convinzione di non poterla superare che tutti i partitini ulivisti si sono battuti per una lista unitaria che avrebbe comunque garantito un pugno di collegi per tutti.Delizia per Rutelli, quindi, la quota proporzionale è diventata croce per i vari Enrico Boselli, Antonio Di Pietro, Oliviero Diliberto, Alfonso Pecoraro Scanio e per lo stesso Clemente Mastella. Se la legge non cambia e la quota proporzionale si abbassa, come faranno i nostri eroi a ritrovare i collegi scomparsi nelle pieghe della polemica tra i massimi dirigenti del centro sinistra? [leggi per intero]

Tuesday, June 21, 2005

Piero Fassino tra Sant’Antonio e Ladri di biciclette

Forza Piero! Dal liberale Ostellino al paraculista Diaco tutti fanno a gara nell’incoraggiare il segretario dei ds Piero Fassino. Nessuno, per la verità, capisce bene il perché. Forse Ostellino per snobismo. Forse Diaco per piaggeria preventiva. Forse, in generale, per solidarietà con il fisico patito da attore neorealista del primo dopoguerra ostentato dall’esponente post-comunista. E’ un fatto, però, che gli incoraggiamenti si sprecano, alimentati anche dalla pace ritrovata all’interno dell’Ulivo. Gran parte del merito va riconosciuto alla faticosa mediazione che il segretario dei Ds ha svolto negli ultimi tempi tra le posizioni di Romano Prodi e quelle di Francesco Rutelli. [leggi per intero]

Monday, June 20, 2005

Il futuro autonomo di Alemanno

Ma dove vuole andare a parare Gianni Alemanno quando attacca a testa bassa Gianfranco Fini e non perde occasione di prendere le distanze dal governo di cui fa parte su temi importanti come la riduzione della pressione fiscale? A questo interrogativo molti danno una duplice risposta. Cioè che Alemanno vuole approfittare della clamorosa sconfitta dei “sì” nel referendum per colpire Fini e dare la scalata al vertice di Alleanza Nazionale. E che lo stesso ministro dell’Agricoltura sfrutta ogni circostanza per ribadire di fare parte del governo non tanto in qualità di esponente di Alleanza Nazionale quanto di rappresentante della corrente Destra Sociale. [leggi per intero]

Friday, June 17, 2005

Le ragioni del rifiuto di scioperare

“L’opinione delle libertà” non partecipa allo sciopero per il rinnovo del contratto nazionale dei giornalisti indetto dalla Fnsi. La mancata partecipazione dipende dal fatto che il nostro giornale è edito da una cooperativa di cui i giornalisti sono soci. Se scioperassimo lo faremmo contro noi stessi. Di conseguenza non lo facciamo e ci impegniamo a far uscire regolarmente il giornale nella giornata di sabato.
Ma, va detto senza equivoci di sorta, avremmo lavorato anche se la nostra società editrice non fosse stata una cooperativa. Nei giorni scorsi una delegazione della Fnsi guidata dal segretario Paolo Serventi Longhi ha chiesto ed ottenuto un incontro ufficiale con una delegazione dell’Unione di Romano Prodi per spiegare le ragioni che hanno indotto il sindacato dei giornalisti ad aprire con uno sciopero la vertenza per il rinnovo del contratto nazionale. L’incontro, ovviamente, non è servito a nulla. Nella trattativa contrattuale che impegna editori e giornalisti i partiti del centro sinistra c’entrano come i cavoli a merenda. In compenso la decisione del vertice della Fnsi di bussare alla porta dell’Unione per avere una sorta di benedizione politica in vista della vertenza, ha definitivamente chiarito che il sindacato dei giornalisti non rappresenta più in maniera unitaria la categoria ma è diventato uno strumento politico di parte al servizio passivo ed esclusivo delle componenti più estreme del centro sinistra. Sono ormai anni che la stragrande maggioranza dei giornalisti italiani non partecipa alla vita interna del sindacato perché non si riconosce in una struttura che non si occupa dei problemi della categoria ma si preoccupa solo di fare da cinghia di trasmissione dei partiti della sinistra. E sono altrettanti anni che una minoranza sempre più politicizzata ed esigua approfitta della circostanza per trasformare il simbolo della Fnsi in una delle tante sigle fiancheggiatrici delle forze uliviste. Più i giornalisti abbandonano e delegittimano il sindacato, più la minoranza politicizzata si blinda e si arrocca nella Fnsi e negli enti collegati.
Sappiamo che il gioco è destinato ad andare avanti all’infinito. Anche perché, nella consapevolezza di rappresentare poco più del 10 per cento della categoria e di non poter cogliere tutte le profonde novità in un settore in continua evoluzione ed espansione, i blindati hanno professionalizzato la propria attività sindacale. E dalle poltrone con annessi stipendi non intendono schiodare neppure con le cannonate.
In questa luce il rifiuto di scioperare assume un significato molto più alto di quello della semplice ribellione alla minoranza politicizzata. E’ la denuncia dello snaturamento della Fnsi. Una volta era il sindacato unitario dei giornalisti. Ora non è più unitario, non è neppure più un sindacato. E non si occupa dei giornalisti ma solo dei suoi burocrati!

Prodi, da leader a capo-corrente

Non basta lo show di Porta a Porta a restituire a Romano Prodi la leadership incontrastata dell’Unione. Un incontro del Professore e Arturo Parisi con i vertici diessini scatena le proteste dei dirigenti rutelliani della Margherita che lo accusano di tradimento e subordinazione al partito egemone della sinistra. Un clima di sospetti e recriminazioni che rende quasi inevitabile l’avvio del processo destinato a segnare la rottura definitiva dei centristi dell’Ulivo.

I privilegi del Professore in camicia

Bruno Vespa ha fatto il suo mestiere. Avere a “Porta a porta” Romano Prodi era un colpo giornalistico in questi giorni di bufera per il leader del centro sinistra. E Vespa ha fatto ciò che qualsiasi giornalista degno di questo nome avrebbe fatto se si fosse trovato nelle sue condizioni. Ha ospitato nella propria trasmissione il “professore”. E pur di averlo in un momento così particolare ha messo il proprio ospite nelle migliori condizioni. Non sappiamo se sia stato Prodi a chiedere di non doversi confrontare con avversari, alleati scomodi o giornalisti impertinenti. E neppure da dove sia venuta l’idea di farlo interloquire con giovani di buona volontà e senza malizia. Sta di fatto che Prodi ha potuto togliersi la giacca, mettersi a proprio agio e parlare di acqua fresca per due ore di seguito dagli schermi della Rai pubblica senza che subire una obiezione alcuna. [leggi per intero]

Thursday, June 16, 2005

Prodi minaccia il ritiro

Nel giorno in cui la Margherita di Rutelli conferma di voler presentare il proprio simbolo autonomo alle prossime elezioni, il Professore insiste sulla richiesta di una investitura piena e senza condizionamenti nella leadership dell’Unione. E per dare maggior forza alla propria posizione minaccia di ritirarsi e di lasciare i partiti del centro sinistra di fronte al problema di trovare un nuovo leader disposto a subire i ricatti e le pressioni dei Rutelli di turno.

La voglia pazza di scissione

Una volta, ai tempi della Prima Repubblica, i partiti decidevano di cambiare i propri leader ed i propri indirizzi politici e programmatici celebrando degli appositi congressi. La fase di preparazione era lunghissima: prima le discussioni e le conte di sezione, poi i congressi ai vari livelli comunali, provinciali e regionali. Ed infine, dopo che dal dibattito interno erano emerse le diverse opzioni politiche ed erano stati definiti i rapporti di forza tra le molteplici correnti, arrivava l’assise nazionale da cui scaturivano le decisioni finali. Il rituale era pesante, il meccanismo burocratico, le discussioni spesso fin troppo oscure. Ma il risultato contava sempre sul consenso della maggioranza della base del partito. [leggi per intero]

Wednesday, June 15, 2005

Partito nuovo o partito di correnti

Un pericolo grava sul progetto del partito nuovo dei moderati lanciato da Silvio Berlusconi. Ed è la possibilità che il fervore delle iniziative per il nuovo soggetto politico nascondano obbiettivi ed ambizioni molto più modeste dell’idea di unire insieme tutti i moderati italiani. Il pericolo, in una parola, è che si parli del partito unico ma si finisca con il puntare, nella migliore delle ipotesi, sulla formazione di alcune correnti e, nella peggiore, sulla organizzazione di piccole lobby personali.Il quadro che ci offrono in questo momento Forza Italia ed Alleanza Nazionale non sembra allontanare un pericolo del genere. [leggi per intero]

Tuesday, June 14, 2005

Voto cancella-referendum

Il 75 per cento degli italiani diserta le urne nella consultazione referendaria sulla legge per la fecondazione assistita. Non si tratta di una schiacciante vittoria del mondo cattolico ma solo di una clamorosa sconfitta di quella parte del mondo laico che insiste testardamente nel limitarsi a fare politica ricorrendo al solo strumento, ormai obsoleto, del referendum. Sul banco degli imputati salgono così i Radicali che non possono più pretendere di costituire la guida incontrastata dell’area laica e che sono chiamati a dare una risposta al dilemma se rinnovarsi o perire.

La fine dell’epoca referendaria

La sconfitta del “si” era ampiamente prevista. Nessuno aveva preso sul serio i sondaggi dell’ultima ora che davano per sicuro il superamento del quorum. Tutti i sostenitori dell’abrogazione della legge sulla procreazione assistita davano per scontato che il cinquanta per cento non sarebbe stato raggiunto. Al tempo stesso, però, erano certi che ci sarebbe stata una alta percentuale di votanti. Sicuramente più del quaranta per cento. E su questa forte partecipazione caricavano le loro speranze di vittoria nella sconfitta. Se i cattolici dell’astensione avessero vinto di poco i laici del “si” avrebbero potuto dimostrare di essere vivi, vitali e rappresentativi di quasi la metà dell’elettorato italiano. La sconfitta sulla legge, quindi, avrebbe rappresentato la loro vittoria politica. [leggi per intero]

Monday, June 13, 2005

Sandro Curzi for president di iper-garanzia

Il nodo della Rai si aggroviglia. Dopo la bocciatura di Andrea Monorchio e la riapparizione della candidatura di Claudio Petruccioli, spuntano altri nomi come quelli di Franco Servello, Paolo Murialdi e Antonio Maccanico. Qualcuno dice che tutto si risolverà dopo il voto del referendum. Come se la sorte dell’azienda radiotelevisiva pubblica dovesse dipendere dalla sorte dell’embrione. Ma la moltiplicazione delle candidature e la caratteristiuca principale dei nomi tirati in ballo (ad esclusione di Petruccioli, che però non è sostenuto dall’intera sinistra, si tratta di uomini di valore che viaggiano tutti attorno agli ottant’anni) fanno prevedere che la faccenda andrà per le lunghe. Un po’ perché i prodiani ed i rutelliani continuano a litigare, un po’ perché il centro destra non riesce ancora a trovare il bandolo della matassa. [leggi per intero]

Thursday, June 09, 2005

Le convergenze parallele di Fini e Rutelli

Gianfranco Fini e Francesco Rutelli. Il presidente di Alleanza Nazionale e vice Presidente del Consiglio annuncia che non diserterà le urne del referendum e voterà per l’abrogazione della legge. Il leader della Margherita comunica che accoglierà l’appello all’astensione del cardinale Ruini e non parteciperà al voto. In questo modo il primo si mette in rotta di collisione con parte del proprio partito. Il secondo rompe con i referendari di obbedienza prodiana ed allarga ulteriormente il fossato che lo divide dal resto del centro sinistra.Le opposte prese di posizione dei due personaggi politici vengono presentate come scelte di coscienza rigorosamente personali. Ma mai come in queste occasioni il personale si intreccia fino ad identificarsi con il politico. [leggi per intero]

Tuesday, June 07, 2005

Rimuovere i ministri bertinottiani

Sabato scorso i ministri Domenico Siniscalco e Gianni Alemanno sono andati a raccogliere applausi al convegno dei giovani imprenditori che si è tenuto a Santa Margherita Ligure facendo ammenda per la politica economica portata avanti negli ultimi anni dal governo ed assicurando che d'ora in avanti si sposterà “la tassazione sulle rendite finanziarie”. Nessuno sa in quale sede i due rappresentanti del governo abbiano concordato questa linea con gli altri titolari dei dicasteri ministeriali o con i dirigenti della Casa delle Libertà. Non risulta che ci sia stato un Consiglio dei ministri che abbia discusso ed approvato l’autocritica di quanto compiuto e l’annuncia di prossime misure per tassare le rendite finanziarie. [leggi per intero]

Monday, June 06, 2005

Il referendum l’embrione e le lucciole

Sono stato tra i firmatari della richiesta referendaria ed il 12 giugno andrò alle urne votando “si” ai quattro quesiti posti dal referendum per l’abrogazione della legge sulla fecondazione assistita. In più, in qualità di direttore de “L’opinione delle libertà”, non ho esitato un solo istante a schierare il giornale contro le ragioni dell’astensione ed a favore della partecipazione al voto per la cancellazione della legge.Credo, quindi, di avere le carte in regola per affermare che il dibattito sulla procreazione assistita è andato decisamente ad di la della sua reale importanza. Non solo perché le statistiche indicano che solo il 27 per cento degli italiani è direttamente interessato ai divieti posti dalla normativa che il referendum si propone di eliminare. Ma soprattutto perché di problemi gravi ed urgenti da affrontare e da risolvere ce ne sono tantissimi. E nella scala delle priorità le questioni legate al referendum hanno oggettivamente un posto più defilato e meno importante di molte altre. [leggi per intero]

Friday, June 03, 2005

Diritto di veto e doppiofornisti nella vicenda Rai

La vicenda Rai si presta ad alcune considerazioni. La prima riguarda le bizzarre convinzioni che in alcuni ambienti politici si sono radicate a proposito delle scelte che per legge debbono essere concordate per legge all’interno del sistema bipolare. Molti, infatti, in riferimento alla norma della legge Gasparri che stabilisce una maggioranza qualificata ed una intesa bipartisan per la scelta del presidente di Viale Mazzini, sono convinti che la disposizione sancisce un preciso diritto di veto per qualsiasi minoranza consistente. Romano Prodi, ad esempio, è tra questi. Come ha capito che la nomina del Ds Claudio Petruccioli al vertice Rai avrebbe spianato la strada al rutelliano Paolo Gentiloni alla presidenza della Commissione di Vigilanza, si è subito aggrappato al diritto di veto. [leggi per intero]