Le ragioni del rifiuto di scioperare
“L’opinione delle libertà” non partecipa allo sciopero per il rinnovo del contratto nazionale dei giornalisti indetto dalla Fnsi. La mancata partecipazione dipende dal fatto che il nostro giornale è edito da una cooperativa di cui i giornalisti sono soci. Se scioperassimo lo faremmo contro noi stessi. Di conseguenza non lo facciamo e ci impegniamo a far uscire regolarmente il giornale nella giornata di sabato.
Ma, va detto senza equivoci di sorta, avremmo lavorato anche se la nostra società editrice non fosse stata una cooperativa. Nei giorni scorsi una delegazione della Fnsi guidata dal segretario Paolo Serventi Longhi ha chiesto ed ottenuto un incontro ufficiale con una delegazione dell’Unione di Romano Prodi per spiegare le ragioni che hanno indotto il sindacato dei giornalisti ad aprire con uno sciopero la vertenza per il rinnovo del contratto nazionale. L’incontro, ovviamente, non è servito a nulla. Nella trattativa contrattuale che impegna editori e giornalisti i partiti del centro sinistra c’entrano come i cavoli a merenda. In compenso la decisione del vertice della Fnsi di bussare alla porta dell’Unione per avere una sorta di benedizione politica in vista della vertenza, ha definitivamente chiarito che il sindacato dei giornalisti non rappresenta più in maniera unitaria la categoria ma è diventato uno strumento politico di parte al servizio passivo ed esclusivo delle componenti più estreme del centro sinistra. Sono ormai anni che la stragrande maggioranza dei giornalisti italiani non partecipa alla vita interna del sindacato perché non si riconosce in una struttura che non si occupa dei problemi della categoria ma si preoccupa solo di fare da cinghia di trasmissione dei partiti della sinistra. E sono altrettanti anni che una minoranza sempre più politicizzata ed esigua approfitta della circostanza per trasformare il simbolo della Fnsi in una delle tante sigle fiancheggiatrici delle forze uliviste. Più i giornalisti abbandonano e delegittimano il sindacato, più la minoranza politicizzata si blinda e si arrocca nella Fnsi e negli enti collegati.
Sappiamo che il gioco è destinato ad andare avanti all’infinito. Anche perché, nella consapevolezza di rappresentare poco più del 10 per cento della categoria e di non poter cogliere tutte le profonde novità in un settore in continua evoluzione ed espansione, i blindati hanno professionalizzato la propria attività sindacale. E dalle poltrone con annessi stipendi non intendono schiodare neppure con le cannonate.
In questa luce il rifiuto di scioperare assume un significato molto più alto di quello della semplice ribellione alla minoranza politicizzata. E’ la denuncia dello snaturamento della Fnsi. Una volta era il sindacato unitario dei giornalisti. Ora non è più unitario, non è neppure più un sindacato. E non si occupa dei giornalisti ma solo dei suoi burocrati!
Ma, va detto senza equivoci di sorta, avremmo lavorato anche se la nostra società editrice non fosse stata una cooperativa. Nei giorni scorsi una delegazione della Fnsi guidata dal segretario Paolo Serventi Longhi ha chiesto ed ottenuto un incontro ufficiale con una delegazione dell’Unione di Romano Prodi per spiegare le ragioni che hanno indotto il sindacato dei giornalisti ad aprire con uno sciopero la vertenza per il rinnovo del contratto nazionale. L’incontro, ovviamente, non è servito a nulla. Nella trattativa contrattuale che impegna editori e giornalisti i partiti del centro sinistra c’entrano come i cavoli a merenda. In compenso la decisione del vertice della Fnsi di bussare alla porta dell’Unione per avere una sorta di benedizione politica in vista della vertenza, ha definitivamente chiarito che il sindacato dei giornalisti non rappresenta più in maniera unitaria la categoria ma è diventato uno strumento politico di parte al servizio passivo ed esclusivo delle componenti più estreme del centro sinistra. Sono ormai anni che la stragrande maggioranza dei giornalisti italiani non partecipa alla vita interna del sindacato perché non si riconosce in una struttura che non si occupa dei problemi della categoria ma si preoccupa solo di fare da cinghia di trasmissione dei partiti della sinistra. E sono altrettanti anni che una minoranza sempre più politicizzata ed esigua approfitta della circostanza per trasformare il simbolo della Fnsi in una delle tante sigle fiancheggiatrici delle forze uliviste. Più i giornalisti abbandonano e delegittimano il sindacato, più la minoranza politicizzata si blinda e si arrocca nella Fnsi e negli enti collegati.
Sappiamo che il gioco è destinato ad andare avanti all’infinito. Anche perché, nella consapevolezza di rappresentare poco più del 10 per cento della categoria e di non poter cogliere tutte le profonde novità in un settore in continua evoluzione ed espansione, i blindati hanno professionalizzato la propria attività sindacale. E dalle poltrone con annessi stipendi non intendono schiodare neppure con le cannonate.
In questa luce il rifiuto di scioperare assume un significato molto più alto di quello della semplice ribellione alla minoranza politicizzata. E’ la denuncia dello snaturamento della Fnsi. Una volta era il sindacato unitario dei giornalisti. Ora non è più unitario, non è neppure più un sindacato. E non si occupa dei giornalisti ma solo dei suoi burocrati!
1 Comments:
Direttore, c'è poco da commentare. Lei è un grande! Avanti così!
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