Il giurin-giurello del “lider Massimo”
E adesso non facciamo che ci si tira indietro. Che si dice “ma noi avevamo scherzato”. Che era un anticipo sul primo di aprile e che era la fine di carnevale. Vi è piaciuta la marcia di Vicenza? Con Fausto Bertinotti un poco afflitto per non esserci andato, Oliviero Diliberto orgoglioso di sfilare con il pugno chiuso, Marco Rizzo sprizzante falce e martello da tutti i pori, i cattocomunisti veneti sfilanti e compunti e misurati come se dovessero andare a mettere la mano sulla tomba del Santo (in Veneto il Santo per antonomasia è Sant’Antonio, immigrato portoghese ma naturalizzato patavino)? Vi è piaciuto Oreste Scalzone, con cappello da fuoriuscito e fisarmonica in spalla che cantava gli inni di ogni tipo di rivoluzione, anche quella copernicana? E poi, vi sono piaciuti i Casarini ed i Caruso, che invece del solito piccone portavano un cero a Santa Barbara, la protettrice degli artificieri, quelli che in futuro dovrebbero far saltare l’ecomostro rappresentato dalla base Usa della periferia vicentina? E ci avete preso gusto ai pipponi dei commentatori politicamente corretti della grande stampa fiancheggiatrice, quelli che avevano sentenziato che in fondo “che vuoi che sia per gli Stati Uniti una base in più o in meno”? Quelli che avevano spiegato come la storia della conferenza di pace aperta alla partecipazione di Iran, Pakistan, Iraq e, possibilmente, anche Bin Laden, avrebbe consentito alle truppe italiane a Kabul di rinunciare alla guerra, dedicarsi all’amore ed ingravidare tutte le afghane compiacenti presenti nei territori dove sventola il tricolor? Insomma, v’è piaciuto giocare sulla pelle della politica estera italiana? Adesso si paga pegno. “Giurin, giurello, caro D’Alema, l’avevi detto. E ora fallo!”.