Tuesday, February 13, 2007

Sveglie e campane

L'Arcigay ha annunciato che il 10 marzo terrà una grande manifestazione a Roma per lanciare la campagna in favore della modifica del disegno di legge sui “Dico” considerato “assolutamente insufficiente". Ci sarà una marcia per le vie della Capitale. Ci saranno i canti ed i balli tipici dei “Gay pride”. Ma, soprattutto, ci sarà la novità rappresentata dal fatto che ogni partecipante alla manifestazione porterà al collo una sveglia. Ed al momento opportuno farà scattare la suoneria per significare “sveglia, è l'ora dei diritti”. Ora, i soliti eterosessuali in preda ad ossessione omofobica ed antigay hanno già incominciato ad ironizzare su questa particolarità della manifestazione. Ed hanno proposto di aggiungere alle sveglie al collo anche gli anelli al naso. Ma la loro, diciamo la verità, non sembra una grande trovata. Che vuoi ironizzare quando per i partecipanti ai gay pride anelli, collanine e perline fanno parte degli accessori d'ordinanza di ogni buon manifestante sessualmente corretto? Più temibile, invece, appare l'idea dei gruppi più oltranzisti del mondo cattolico di reagire alla trovata degli omosessuali dichiarati seguendo l'esempio di Pier Capponi e della sua storica minaccia : “Voi suonerete le vostre sveglie, noi suoneremo le nostre campane!”. La faccenda è seria. Un po' perché a Roma le campane abbondano. E un po' perché tra i campanari in abito talare anche i gay, come le campane romane, sono in abbondanza. C'è il rischio, insomma, che molti suonino contemporaneamente sveglie e campane. E che la contrapposizione tra gay e cattolici serva soltanto a risvegliare lo spirito plebeo della fascia grigia del popolo romano. Quella di Giuseppe Gioacchino Belli e del “co sti canti e co sti soni, avete rotto li cojoni”.

5 Comments:

Anonymous Anonymous said...

ahuahua

geniale questa :-P

8:46 AM  
Anonymous Anonymous said...

GUARDA IN CASA TUA QUANTI GENTE PER BENE HAI, E SE TI SEI PRESO LA BRIGA DI SCRIVERE QUESTE GENIALITA', CREDI CHE GLI ITALIANI CREDANO A QUESTE "MENATE" . pROVA A TENERE LA SCHIENA DIRITTA E VEDRAI CHE FORSE AVRAI PIU' CREDIBILITA'

4:00 PM  
Blogger celestino ferraro said...

COSA È L’INFELICITÁ?

La domenica era il “giorno del Signore” e presso tutti i popoli di religione cristiana, giorno festivo, consacrato a Dio. Poi la cultura laica ne ha fatto un giorno di libere bisbocce, di bagordi e sembra quasi che tutto quello non fatto nel corso della settimana, per frugale morigeratezza, debba essere fatto necessariamente per compensare il perduto non fatto.

Concorrono così 6 giornate (144 ore) di licenze non concesseci, tutte insieme, a fare delle 24 ore della domenica (da mezzanotte a mezzanotte) 24 ore di affaccendamenti perigliosi.
Purtroppo la domenica è divenuta anche giorno di resoconti, di bollettini stradali che narrano le imprese di troppi giovani la cui smania di “felicità” li travolge sulla via dell’alcol, del sesso, della droga, della morte.

Dagli spalti degli stadi la folla giovanile incita i gladiatori del calcio al “KO” dell’avversario che ostacola il gol per la NOSTRA squadra e, quando l’impossibile non si ottiene, si scatena il finimondo: botte da orbi, feriti fra le forze dell’ordine, il morto, e le strutture dello stadio divelte o incendiate.
Milioni di danni che la collettività si accolla per la stupidità criminale dei molti: volgarmente tifosi.

Il sabato notte, quella che precede la domenica, è una strage continua. Centinaia di giovani e di adulti implicati nella tragedia, muoiono perché alla guida del mostro d’acciaio (l’automobile) siede uno sventurato cui è mancata la lucidità di capire quale follia tragica sia, per lui e la società tutta, guidare una vettura, lanciata come un bolide, guidata da un inesperto preda dell’alcol o della droga, o dall’esibizionismo stupido e temerario.

S’è risvegliato qualcosa d’ancestrale nella giovinezza dell’uomo moderno (satollo e bulimico di benessere), un cupio dissolvi, una volontà masochistica di autodistruzione che infrange ogni razionalità; un risveglio della fiera troglodita costretta a combattere ogni giorno per la sua sopravvivenza (adrenalina necessaria all’istinto di sopravvivenza): uno sport estremo che porta il giovane, l’adolescente a sfidare la morte come beffa alla morte, che sta lì, non per sfida ma per destino.
Il classico esempio del “Giovane bruciato” interpretato dal giovanissimo James Dean che muore per un’emozione iperbolica.

La moderna sociologia pretende di teorizzare questo raptus di follia giovanile con l’assillo di cui il giovane è preda, travolto dall’oppressione della sua finitezza, dall’ambiguità delle sue scelte, e da quello smarrimento della propria identità e la conseguente angoscia per il futuro.
Sordo al richiamo teorico di un’etica che viene solo predicata ma da nessuno perseguita.

Poi la “FELICITÁ (stato di chi aspira a sentirsi soddisfatto nei propri desideri) ha contaminato il vivere quotidiano dell’uomo moderno: allora?
Chi non è FELICE, deve esserlo obbligatoriamente, se non ”SUA SPONTE”, per decreto legge. Si è addirittura arrivati a teorizzare la conquista della felicità nella Costituzione di un popolo: ma c’è poco da stupirsi, quella cultura quacchera è capace di ben altri paradossi.

La faccenda si fa arzigogolata quando a parlare di FELICITÁ è il nostro presidente del Consiglio, osannato dall’aedo domenicale che ci canta il peana del governare Prodiano.
Concludendo allora? La felicità è un miraggio? Sì, è una Fata morgana, un fenomeno psicologico e non ottico, non proibito dalla legge ma dalla razionalità dell’homo faber, dell’homo oeconomicus, dell’homo sapiens.
Celestino Ferraro

11:27 PM  
Anonymous Anonymous said...

necessita di verificare:)

11:30 PM  
Anonymous facebook emoticon said...

:(

6:58 AM  

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