Thursday, February 22, 2007

Lo sbobinato dell’incontro Prodi-Bertone

Pare che sia andata così: “ Dica, dica ....”. Ha esordito il cardinale Tarcisio Bertone guardando dritto in faccia il Presidente del Consiglio Romano Prodi. “Dico...” Ha risposto il “professore” sibilando in bolognese come quando cerca di confondere il proprio interlocutore. “Come dice ?” Ha incalzato Bertone, che ha lo stesso nome del mitico terzino dell’Inter e della Nazionale Burgnich e sembra essere altrettanto roccioso. “Dico, direi, potrei dire...” Cosi tra detti, non detti e contraddetti è andato avanti il colloquio riservato in cui ognuno ha detto la sua senza dire nulla di più di quanto aveva già detto nelle ore precedenti. Poi i rispettivi uffici stampa hanno messo mano alle solite formule diplomatiche che si usano in questi casi. Ed è uscita fuori la storia dell’incontro franco ma cordiale, corretto ma sereno, positivo ma rispettoso delle reciproche posizioni. Insomma dell’incontro che, al di là del grande contorno fatto di massime autorità e perfetta etichetta, non è servito ad un bel niente. Per il “Corriere della Sera” si è trattato di un gran risultato. E c’è mancato poco che Paolo Mieli non titolasse “Habemus Pacs!”. D’altro caro bisogna capirlo. L’altro ieri il governo ha deciso di pagare per i prossimi sette anni lo stipendio di duemila lavoratori licenziati dalla Fiat, comproprietaria di Rcs. Figuriamoci se il quotidiano di via Solferino avrebbe mai osato scrivere che l’incontro è stato disastroso e Bertone, da buon Tarcisio, ha anche allungato un calcio sullo stinco al fine dicitore Prodi. Così la balla del Corriere non l’ha bevuta nessuno. Ed a tutto è apparso chiaro che tra il dico ed il non dico non si è concluso nulla. Tranne per quanto riguarda la conferma che da adesso in poi la Chiesa continuerà a dirne quattro al centro sinistra. Ma chi l’ha detto? Dicunt.