Tuesday, May 24, 2005

Il mercato vale anche per il Corriere

Negli Stati Uniti un capitalista che si rispetti tiene ad inserire in bella vista nella propria biografia la storia di aver iniziato la propria attività portando i giornali nelle case. In questo modo fa sapere di aver cominciato dal nulla. E tiene a sottolineare di aver compiuto un enorme balzo sociale ed economico contando solo sulle proprie forze. L’umiltà delle origini, in altri termini, è un titolo di merito. Perché dimostra che è stato il merito a rendere possibile il balzo in avanti nella scala sociale. Nel nostro paese, invece, un capitalista per essere riconosciuto, accettato ed onorato come tale ha solo una possibilità: quella di dimostrare di essere erede di capitalisti. Se non si può dimostrare i propri quarti di nobiltà, sia essa economica, finanziaria, industriale o, più modestamente, culturale e politica, non si può essere altro che un avventuriero, un delinquente, un bandito. Insomma, o si è figli di papà, o si è figli di puttana, in base allo storico principio secondo cui dietro ogni ricchezza c’è sicuramente un grande crimine. [leggi per intero]

4 Comments:

Anonymous Anonymous said...

il mercato vale anche per Diaconale, nevvero?

5:58 AM  
Anonymous Anonymous said...

Verissimo e scandaloso.
Non so Lei ma io negli ultimi mesi sono estremamente confuso. Non c'è notizia nella quale trovi il mio parere.

Buona Giornata

8:04 AM  
Anonymous Anonymous said...

In Italia in tanti sono rimasti al monopolio. Ancor di più vorrebbero tornare agli Enti Beneduce. Troppi rimpiangono l'Iri. Molti sospirano pensando alla Cassa del Mezzogiorno. Le corporazioni fasciste, cancellate dai codici, sopravvivono ancora. Il mercato libero in Italia non esiste. E poi si lamentano della crisi. Forza Diaconale.

www.mariniello.org

10:45 AM  
Anonymous Anonymous said...

Caro Diaconale, mi chiedo dove sia arrivata la credibilità del Corriere della Sera. Forse non è pienamente attinente, ma sul mio sito ho pubblicato un contributo di uno degli utenti più affezionati che ben rappresenta cosa sia oggi il Corriere della Sera:

Corriere della Sera? Meglio Repubblica. Ecco perché
Mandato da Lupo Solitario Martedì, 24 May 2005, 19:43.
La mia decisione era nell’aria da tempo. L’insofferenza per taluni “fondi” dell’isterico Sartori e gli articoletti domenicali di Enzo Biagi erano ogni volta una sofferenza. Certo, qualcuno dirà che non sei obbligato a leggerli, puoi ignorarli e leggerti qualche altro articolo. Non è così e proverò a spiegare il perché.
Per molti di noi il Corriere è stato per anni una specie di Bibbia, di scuola del giornalismo, di come dare voce alle diverse anime politiche per arrivare poi attraverso questa catarsi a farsi una propria opinione. Ma, e questo era il punto fondante del Corriere, dopo aver preso in esame e proposto ai lettori punti di vista discordanti tra loro.
E’ vero che accanto ai “fondi” di Sartori ed altri menestrelli sinistrorsi, si poteva poi leggere l’impareggiabile Angelo Panebianco e questo, per molto tempo, troppo, mi ha tenuto legato a questo giornale.
Per comodità di esposizione e per non annoiare, passiamo direttamente ad oggi. Con una premessa, anche se so benissimo che nel giornalismo le premesse dovrebbero essere bandite, perché sembra che si cerchi di condizionare l’opinione di chi ci legge. Ma io la premessa la faccio. Perché ammetto che cerco di condizionare l’opinione dei pochi sparuti lettori che mi leggono, usando così una correttezza che Paolo Mieli ed il suo giornale da tempo hanno smarrito per strada.

Eccola: questo giornale, il Corriere intendo, è quello che durante il summit di Napoli sulla malavita organizzata e presenti i capi di Stato dei più importanti Paesi del mondo occidentale si prestò ad inviare a Silvio Berlusconi - dando così un risalto mediatico enorme - l’avviso di garanzia che tale Borrelli, ex giurì della pubblicità e allora assurto a moralizzatore dell’Italia, inviava a nome del Pool milanese di Mani Pulite a Silvio Berlusconi, padrone di casa del summit e indicato nientemeno quale delinquente incallito. Tralasciamo per un momento che questo fu il primo dei tanti danni arrecati irresponsabilmente all’immagine dell’Italia nel mondo. Tralasciamo la tradizione di un giornale che scriveva di Totò Riina definendolo prudentemente “presunto capo della mafia” e che riportando la notizia di un tizio finito accidentalmente sotto uno schiacciasassi era “probabilmente morto”. Insomma, prudenza innanzitutto. Verificare le notizie, prima di darle ed il famoso condizionale del Corrierone era un must che vellicava i giornalisti, specie quelli falliti, che poi sono circa il 98 per cento della categoria. Molti al Corriere.

Oggi il Corrierone titola “Previti, pena ridotta a 7 anni”. Ora, io so che il titolo è ineccepibile. So che Silvio Berlusconi non compariva più tra gli imputati perché era stato assolto per prescrizione, sentenza rifiutata e appellata con un risultato storico: il verdetto di oggi dice che il fatto non sussiste ed è sconfitto invece Carlo De Benedetti, che ha dato la stura a dieci anni di un linciaggio mediatico-giudiziario che non ha precedenti nel nostro Paese. Alle corte: il Pool milanese con i suoi mostri come Francesco Saverio Borrelli, Francesco Greco, Gherardo Colombo, la Boccassini e non dimentichiamo neppure il D’Ambrosio, vale a dire gli uomini di punta che volevano “rivoltare l’Italia come un calzino” sono stati sconfitti. Perché il fatto non sussiste. Pof! Svanito!
Berlusconi era stato accusato di tutto, con la stupidità dei politicizzati fideisti, persino di corruzione, frode, riciclaggio, mafia a persino concorso in strage! Mancava solo lo spaccio di lamponi geneticamente modificati, ed il quadro demenzial-giudiziario era completo.
Berlusconi alla fine, è stato assolto, perché il fatto non sussiste.

Ma il Corriere non ci sta. Va bene inviare avvisi di garanzia in nome e per conto di Borrelli ex giurì della pubblicità con titolo a piena pagina. Ma l’assoluzione, no. Previti si vede ridurre la condanna, questa è la notizia. Quella epocale della sconfitta definitiva del Pool, delle sue prove taroccate, delle intercettazioni mai fatte, dei cd che cadendo si rompono, delle Contesse fasulle come le loro testimonianze, delle spese folli per consulenze miliardarie, delle innumerevoli conferenze stampa riportate puntualmente dal Corrierone, di tutto questo non c’è nessuna traccia sull’edizione di oggi. Non nei titoli, sottotitoli, sommari, distici e quant’altro. Fateci caso: il nome Berlusconi non esiste!
Ed allora, alle fine della tenzone, oggi ho disposto in azienda che non vengano rinnovati gli abbonamenti-omaggio del Corriere che facevamo ed il mio giornalaio è dispensato dal tenermi ogni mattina la consueta copia del Corrierone. Verrà sostituita, negli abbonamenti e dal mio giornalaio, da altrettante copie di Repubblica.

Qualcuno obietterà che Repubblica è un giornale di parte. Vero. Ma lo sanno tutti. Non solo io ma anche i destinatari degli abbonamenti-omaggio a cui spiegherò il motivo del cambiamento. Repubblica ha una correttezza che al Corriere se la sognano: ammettono che sono di sinistra e mantengono ciò che dicono. Odiano Berlusconi e tu lo sai. Sono corretti.
Al Corriere si spacciano abusivamente per indipendenti perché scrivono “Totò Riina presunto capo della mafia…”. Con Piero Ostellino direttore. Ma per piacere!
Dimenticare il Corriere della Sera. Con Repubblica sai dove sei. Corretti. Di parte. E poi è fatta meglio e non a caso batte spesso il Corrierone. Perché sì. E’ una questione di correttezza. Che non abita più al Corriere. Meglio la sinistra di Repubblica. Quella vera. A viso aperto. Paolo Mieli non guarda mai in faccia, guarda sempre in basso. Già.

Lupo Solitario - 24/05/2005 ore 15.00


Cari saluti
Paolo
www.legnostorto.com

2:48 PM  

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