Quella di Mieli è una dote solo negativa
Bisogna ringraziare Paolo Mieli per l’annuncio ufficiale della discesa in campo del “Corriere della Sera” in favore di Romano Prodi e del centro sinistra. Non che si nutrissero dubbi di sorta sulle preferenze politiche del quotidiano di via Solferino. L’annuncio di Mieli certifica e ufficializza un dato di fatto assodato ormai da lungo tempo. Che, però, in un paese in cui gli equivoci, le ombre e i compromessi confessati e inconfessabili abbondano, costituisce un elemento di chiarezza meritevole di essere apprezzato anche da chi non condivide la scelta in favore di Prodi. [leggi per intero]
9 Comments:
fanculo tu e il tuo amico berlusconi
un se ne piu'
se tutti quelli di sinistra sono grezzi e cafoni come l'idiota che ha lasciato il post prima di me.....siamo messi bene!!!
Questa la mia risposta a Mieli per quanto ha dichiarato. Buona lettura!
Egregio Direttore,
leggendo il Suo editoriale dell’8 marzo scorso, dopo un primo momento di incredulità, non ho potuto fare a meno di sorridere.
Mi scusi, sono assolutamente convinto della Sua buona fede; tuttavia, vorrei formulare un’analisi squisitamente politica in merito alle Sue affermazioni.
Sono pienamente d’accordo con Lei circa l’incertezza del risultato elettorale. Se diversamente fosse, non credo che i vari leader dei partiti di maggioranza ed opposizione si spenderebbero nell’apparire in ogni istante reso possibile da quella legge definita giustamente “legge bavaglio” piuttosto che “impar condicio”; una legge profondamente illiberale se non liberticida, voluta dai Suoi prediletti della sinistra.
Naturalmente non posso unirmi a Lei nell’auspicio di vittoria del centrosinistra ma vorrei conoscere questi eroi che, pur non condividendo le Sue aspettative, riescono ancora a lavorare nella Sua redazione senza correre il rischio di essere epurati all’alba dell’11 Aprile 2006, in caso di vittoria di Prodi & Co., come da antica tradizione comunista.
Nonostante tutto, mi auguro davvero che Lei garantisca, attraverso le pagine del Suo giornale, obiettività ed imparzialità a cornice di una campagna elettorale dai toni tutt’ altro che sereni. Almeno fino a quando queste prerogative, non proprio bandiere della sinistra, Le saranno concesse.
Comincerei con l’analizzare il Suo giudizio circa l’operato del Governo. Lei davvero crede che aver prodotto 36 grandi riforme di ordine costituzionale, strutturale, economico, sociale, giuridico, abbia significato occuparsi di problemi interni al Governo o delle sorti del Presidente Berlusconi? Per la vastità degli elementi succitati è inverosimile pensare che almeno da uno di questi provvedimenti, ogni singolo cittadino italiano non abbia tratto vantaggi diretti. Basta provare a chiedere in giro. E tutto questo, nonostante i gravi momenti noti a tutti.
In merito all’alternanza a Palazzo Chigi, non credo che il principio di discontinuità possa far bene ad un Paese che ancora oggi sta pagando anni di gestione avventurosa della politica economica. Inoltre, se il mio pensiero va al primo quinquennio da Lei menzionato (1996-2001), mi si ghiaccia il sangue: quattro governi uno più ingessato dell’altro, tassa patrimoniale per far contento Bertinotti, prelevamenti notturni dai conti correnti a verosimile eccezione dei loro e di quelli dei loro amici in quanto preventivamente avvertiti, eurotassa mai restituita, IRAP altrimenti detta imposta rapina, la svendita della lira per entrare nell’Euro e qui mi fermo, poiché non voglio intristirmi.
Comunque, ogni Suo desiderio di alternanza, potrebbe terminare. Mi trovo, infatti, nell’ingrata condizione di doverle infrangere il sogno. Romano Prodi, ospite nel salotto di Bruno Vespa nella puntata del 7 marzo scorso, ha dichiarato senza mezzi termini che, in caso di loro/vostra vittoria, garantiranno a loro appannaggio, la presidenza di Camera, Senato e, dato che ci sono, anche quella della Repubblica. Occupazione! Praticamente il primo passo di un cammino liberticida. Addio sogni di gloria, di democrazia e di alternanza!
Per quanto riguarda la coalizione che Prodi avrebbe costruito, credo non sia da definirsi propriamente un’opera d’arte: Bertinotti e Mastella, Cossutta e Rutelli, Boselli e Fassino con D’Alema alla finestra, pronto a lanciarsi sul povero Romano al primo PACS utile. Come dire: dejà vu.
Che non vi sia un solo argomento su cui questi signori vadano d’accordo, è ormai cosa nota anche alle menti meno acute. A parte che nell’insultare il Presidente del Consiglio, non c’è una, dico una sola cosa che li accomuni e da questo loro “volersi bene”, purtroppo non fanno eccezione la politica estera e quella economica: i perni del governo in un Paese democratico calato, piaccia o no, in un contesto europeo.
Ma parliamo dei leader dei partiti di centrosinistra da Lei citati.
Francesco Rutelli: è vero, ha saputo creare un autentico partito liberaldemocratico tanto che mi chiedo cosa ci faccia a sinistra se non a rischiare le botte di qualche no global inviato da Caruso o, ancora peggio, le insidie sessuali di Luxuria.
Piero Fassino: un abile traghettatore, quasi al pari di Caronte. Unica differenza che mentre quest’ultimo si occupava di traghettare le anime dei morti verso l’Averno, lungo il fiume Stige, lui traghettava fondi rossi COOP ed UNIPOL verso l’acquisto di BNL, lungo il fiume Fazio. Moderna mitologia.
Marco Pannella ed Enrico Boselli: ovvero, la paura fa novanta! La paura di restare tagliati fuori dall’agone politico. Credo rimarranno delusi se pensano di trovare risposte alle loro istanze liberali laddove albergano i figli di un’ideologia marxista che poco ha a che fare col pensiero liberale e liberista. Probabilmente, l’unica cosa che li salverà dal linciaggio per mano dei figli di Stalin, sarà quel denominatore comune fatto di anticlericalismo in abbinamento al becero assenso all’aborto.
Fausto Bertinotti: sarà anche un non violento; effettivamente risulta difficile anche a me immaginarlo in un cruento scontro di piazza col rischio di rovinare il suo maglioncino di cachemire. Tuttavia, caro Direttore, mi auguro che Lei non possegga seconde o terze case vuote. Rischierebbe di trovarsele occupate, ovviamente ipso jure, da alcuni “simpatici elementi” che, al termine di questa “costruttiva esperienza”, Le lascerebbero solo un cumulo di macerie. Del resto, come contrariarsene? Per loro, la proprietà privata è il male assoluto.
Vorrei concludere sul Suo augurio di veder crescere il gradimento elettorale di Alleanza Nazionale e UDC (sottotitolo: purché non cresca Forza Italia). E’ difficile non interpretarlo come un tentativo di seminar zizzania nella CdL. Mi sento di suggerirle di evitare perdite di tempo. Un Governo che ha attraversato indenne un 11 settembre, il risveglio del terrorismo internazionale, due guerre e la più grande crisi economica degli ultimi cinquant’anni, non credo si lascerà scalfire da un finto buonismo, opportunamente mirato, che trasuda dalla carta stampata.
Spero vorrà pubblicare questa mia democratica replica, forse un po’ lunga. Se crede la ridimensioni, ma non la censuri.
Distinti saluti,
Antonio Marino
Milano, 09 marzo 2006
Un bravo al sig. Antoni Marino che ha saputo replicare nolto bene ed educatamente a tantissima ignoranza precedente
saluti giben
BARRA A BABORDO
Che in Italia, certa magistratura sia al servizio della politica, di una certa politica, è fuori dubbio. Esempi di personale che travasa dalle Corti giudiziarie ai rostri di Montecitorio, sono una costante d'ogni legislatura. Non c’è da meravigliarsi se anche per il rinnovo di quella che andrà in scena il 9/10 aprile 2006, il travaso si effettui con nomi celeberrimi delle passate inchieste della Procura Milanese. Un fatto riprovevole che condiziona la nostra vita democratica al beneplacito di un’ideologia politica schiva della volontà popolare.
Si presume che la società moderna possa ancora essere governata secondo schemi statalisti che hanno il cittadino come suddito e lo Stato come padrone. Lo Stato al servizio del cittadino è una blasfemia che la cultura di sinistra ripudia con subdole manovre di quegli stessi organigrammi corporativi preposti all’amministrazione della giustizia.
Il cittadino è autorizzato a credere, quindi, che Berlusconi, “l’ampolloso” plurimiliardario d’Arcore, sia stato oggetto e lo sia ancora, d’apposite curette processuali che avrebbero dovuto tarpargli le ali per certe vette della vita pubblica: poiché non è difficile dedurre che un indizio è un indizio, due indizi sono due indizi, tre sono tre, ma il quarto, il quinto indizio e seguenti, sono una prova schiacciante per qualsiasi Sherlock Holmes che si mettesse sulle peste dell’assassino.
Il ridicolo della faccenda (c’è sempre questo rischio quando si esagera) è la mancanza di fantasia. Nel 1994, dalla plancia ammiraglia di Via Solferino, pilotata dallo stesso ammiraglio che oggi timona il medesimo bastimento, le coordinate di rotta furono le stesse che oggi ordinano alla sala macchine la messa in prima pagina delle “frodi” berlusconiane.
Questa volta il “compagno di merende” non è il povero Cesare, leguleio intrallazzista di casa nostra, ma un illustre azzeccagarbugli d’oltremanica che risponde al nome di David Mills, la cui wife, ministro di Sua Maestà Britannica, l’ha abbandonato rossa di vergogna per l’infamante accusa: roba da Simenon.
Il dott. Paolo Mieli, penna lucidissima della storiografia patria, direttore autorevolissimo del “Corriere della Sera”, alle strette con la realtà – ed il tempo, che è sempre galantuomo – ha coraggiosamente messo in mostra la sua propensione Unionista, Prodiana: in onore della democrazia e della libertà che in Italia corrono rischi da regime ... già da quel 1994 quando la “gioiosa macchina da guerra”, del prode Achille”, fu proditoriamente travolta dal Cavaliere di Arcore.
Non si sa se siamo all’epilogo drammatico della tragedia o se la farsa è una “soap opera” che la democrazia italiana mette in scena per il sollazzo del pubblico pagante. Fatto è che il tutto si mostra monotono, i personaggi non si rinnovano e le gags hanno perduto d’originalità.
E dire che lo staff di programmatori (gli eggheads della cultura cattocomunista) ha trovato in Bologna opportuna e sperimentata logistica: invano.
Celestino Ferraro
Gerardo, ma ti pare che per farmi una sega verrei ad eiaculare addosso a te?
Mi domando però come si possa essere così categorici, come lo sei tu, affermando che Berlusconi tratta, o ha trattato, con i mafiosi e che le sue attività imprenditoriali siano inquinate dalla mafia.
So per certo che la STANDA, in Sicilia, ha subito danni enormi per incendi a ripetizione, e lo Stato non ha saputo tutelarla dalla prepotenza di quella recaille.
Si fa quello che si può, ciascuno si difende come può!
Nel frattempo non posso dimenticarmi di gente che è arrivata a Palazzo Chigi con le pezze al culo e ne è uscita MILIARDARIA.
Miracoli della democrazia.
Calmati Nocera, il fanatismo non è solo islamico.
Ma le pare, sig. Nocera, in democrazia anche l'opinabile ha diritto di cittadinanza.
Se poi la firma è autorevole (come la sua), l'opinabile diviene un assioma.
Stateve buono.
Nocera, non deragli. Autorevole è chi ha autorità, è chi è tenuto in molta considerazione: non vorrà farmi credere che lei non si considera? Son certo che lei si consideri e non poco, dico bene? Quindi, lei, Nocera, è autorevole: c'è poco da sfottere.
Quanto alla sua moralità - cosa di cui non oso dubitare - mi vorrà dare le credenziali di coloro che gliela riconoscono sulla parola?
Diciamo che anche Bruto era uomo d'onore.
Riverisco.
Nocera, ma le pare, glielo dovevo: son io che ringrazio lei per l'opportunità.
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