Thursday, January 12, 2006

Buon viso a pessimo gioco

In politica è buona regola cercare di nascondere le difficoltà e le divergenze interne scegliendo un nemico esterno contro cui fare quadrato. Da buoni professionisti della politica i dirigenti Ds hanno applicato alla lettera questa regola. Ed in nome della superiore esigenza di fare fronte alla offensiva lanciata dalla “destra” e dal quotidiano di famiglia del Presidente del Consiglio contro il principale partito della sinistra, lo stato maggiore diessino ha ritrovato la propria unità. E, quel che è più importante, ha ribadito la propria piena lealtà agli alleati del centro sinistra ringraziandoli per la solidarietà da loro ottenuta in occasione della vicenda Unipol e ribadendo la ferma intenzione di marciare al loro fianco fino alla inevitabile vittoria finale ed alla costruzione futura del Partito Democratico. [leggi per intero]

3 Comments:

Anonymous Anonymous said...

Dare addosso all'avversario è diventata l'unica attività dei politici dall'epoca di mani pulite. I comunisti che mangiano i bambini, i berlusconi ladro, i siete più ladri voi sono ormai gli unici argomenti delle discussioni parlamentari. E le leggi vengono ormai approvate solo con la fiducia.
Nacqui a sinistra, mi riconobbi in Montanelli, è rimasto solo il disgusto per un popolo di nani della politica che vive all'ombra di pochissimi personaggi con qualche grammo di cervello e neanche l'ombra di un ideale.
Nonostante tutto questo forse lavoreremo insieme...

12:09 AM  
Anonymous Anonymous said...

IL SIMULACRO DELLA MORALE

Noi italiani siamo sempre in ambasce, da decenni gridiamo alle stelle che la nostra vita pubblica è inquinata da tentativi di regime e dal malaffare. Di “Mani Pulite” in “Mani Pulite” siamo arrivati al 2006 che lo scandalo Fiorani, Ricucci, Fazio, Consorte, BNL, UNIPOL, ANTONVENETA, BANKITALIA, ecc. ecc. ecc., ci è scoppiato fra le cosce come se uno shahid di Bin Laden l’avesse fatto apposta per distruggere quel residuo di credibilità che il sistema capitalistico Italiano presumeva d’ostentare.
L’intera classe politica, dalle Alpi al Lilibeo, si accusa di malversazioni e corruttele reciproche; il “popolo sovrano” s’indigna, bestemmia e salva i suoi beniamini che, all’occorrenza, son sempre quelli che, come muezzin dal minareto, recitano cinque volte il giorno l’invito alla morale democratica. Un fanatismo di parte peggiore dell’Islamismo.

La “Questione morale” ci assilla, molti sono i sacerdoti che praticano la liturgia anche se il “Vangelo” è interpretato secondo riti talora bizantini, talora ortodossi, talaltra latini senza minimamente curarsi dei paramenti ormai smessi per abusata consunzione. Cerimonie solenni si svolgono là dove il management esercita le sue funzioni, nei santuari del potere preclusi all’occhio indiscreto del popolino.
Non contenti di tanto, altrove, si contendono il cerimoniale che vede il fior fiore della società civile, in tavole rotonde (per non stabilire premierati), dibattere i costumi, gli usi, la cultura, la fede, l’ateismo, l’anticlericalismo e tutto ciò che al mutar dei tempi sembra adattarsi all’analisi raffinata d’esegeti edotti alla dissertazione. Politologi di classe, penne preclari del giornalismo INDIPENDENTE, filosofi del diritto fra i più eccelsi. E così via.
La “Morale”, strattonata da destra a manca, stretta dalle braccia del più tracotante, subisce le premure violente proprio di coloro che stringendola fortemente al petto la soffocano facendola morire. Ma l’ultimo possessore del cadaverino finge di non accorgersene e strilla a più non posso che la “Morale” è quella sua perché sua è la spoglia che trattiene.

Un colosso domina il panorama moralistico del Paese, un autocrate oligarca che fra Congressi a ripetizione e Assemblee ripetute (3 e 4 l’anno), perpetua la sua autocrazia facendosi rinnovare, democraticamente, nel partito, l’oligarchica eternità. Ma è il padrone della morale, la morale è soltanto sua, Lui è il mentore che insegna la sua morale, quello che Lui pensa è ciò che il Muezzin radicale strillerà dalla balconata del minareto: e chi lo contraddice, “peste lo colga”.

L’ultimo messaggio moralistico è stato strillato dal muezzin col digiuno di Natale: o il condono con l’amnistia, o la (sua) morte. La Camera è convocata d’urgenza il 27 dicembre dopo il deposito di 210 firme di deputati che la richiedevano, il 10 gennaio (metà dei firmatari assenti) si apre il dibattito per legiferare la clemenza, l’11 e il 12 il provvedimento voluto dal Muezzin radicale viene piluccato comma per comma: alle cinque della sera è MATTATO insieme alla morale che giace, spoglia sanguinante, al centro dell’arena.

Non si sa quale sarà il prossimo grido che giungerà alle stelle. Il domani sarà peggiore del presente questo si sa. Ma la morale non presiederà la nostra libertà incapace di scegliere e operare secondo coscienza, da tempo paurosamente ammutolita.
Celestino Ferraro

2:17 AM  
Anonymous Anonymous said...

Perche non:)

4:16 PM  

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