Finito il ciclo dei tecnici
C’è una differenza di fondo tra la Tangentopoli degli anni ’90 e la Bancopoli che si consuma in questa fredda fine del 2005. Allora la mannaia mediatico-giudiziaria liquidava una intera classe politica e spianava la strada al trionfo dei “tecnici”, degli esperti e dei rappresentanti dei cosiddetti poteri “terzi”. Oggi la classe politica è appena sfiorata. Ovviamente se non si tiene conto del capitolo dedicato alla “caccia a Massimo D’Alema”. [leggi per intero]
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BEATA INGENUITÀ O PROTERVIA?
Non si sa se, alla luce degli accadimenti illeciti scoperti, dobbiamo considerare i telefonisti degli intriganti estivi fessi, degli ingenui o dei protervi. È possibile che a nessuno di loro sia mai balenato per la mente la possibilità d’essere intercettati?
In un paese come il nostro dove tutti spiano tutti, i nostri telefonisti si scambiavano pareri e decisioni con grande strafottenza, incuranti del fatto che le confidenze in corso erano delle fetenzie degne delle patrie galere.
Il magistrato che telefona all’amico danaroso per informarlo di certe segretezze d’ufficio, il leader politico che s’informa dell’OPA ed esulta per l’impossessamento della banca, il “Corriere” che traballa sotto i colpi dell’immobiliarista, la cooperativa di assicurazioni che vende la pelle dell’orso prima di averlo ammazzato, Bankitalia che a mezzanotte informa il FIORANIO che il bouquet è servito, gli Olandesi messi in rotta, il tutto all’ombra di milioni di euro imboscati all’estero fra bignè e babà mimetizzati da Canaletto (vedi cannolo).
Perché mai un poveretto, legato al mare da una verace e sana passione marinara, non avrebbe dovuto prestare orecchio a chi quel mare glielo consentiva con una vela fornita di cambusa? È così breve e sudata la nostra vita, che fa se qualche passioncella ce la sgrava e l’allieta?
Essere stati comunisti costituisce un’attenuante o un’aggravante? Bisognerebbe chiarirla una volta per tutte questa faccenda della “questione morale”, non è possibile che il passato d’improvviso ci caschi addosso e non sappiamo nemmeno se dolercene o andarne fieri. Forse dovremmo essere più fatalisti:
«Non impedir lo suo fatale andare:
Vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare».
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