Thursday, December 22, 2005

Il tempo dei maramaldi etici

Ed è il ritorno alla violenza fisica e verbale giustificata da un irresistibile impulso pseudo-etico. In nome della giustizia si mette alla gogna Fazio. In nome del diritto all’indignazione morale si scrivono lettere ai giornali grondanti odio e livore. In nome dell’antirazzismo si giustifica la vigliacca aggressione di Borghezio. In nome dell’antifascismo si riesuma per un gesto da stadio un’aria da guerra civile che sembrava fortunatamente svanita da tempo. Qualcuno sostiene che si tratta di un fenomeno legato all’approssimarsi della campagna elettorale. [leggi per intero]

5 Comments:

Anonymous Anonymous said...

GNÔTI SAUTÓN (conosci te stesso)

Era mia intenzione, da peon della penna quale sono, di dare un colpo di grancassa al Cavaliere che, nella conferenza stampa di ieri, 23 dicembre 2005, ore 13, 30 Rai1, s’è incantato come un disco segnato che scavalca il solco ripetendo monotono lo stesso verso. Una barba che non vi dico.
Poi ho scoperto che Vittorio Feltri, “Tamburo principale della banda d’Affori”, ha già ottimamente suonato la sua grancassa privandomi di fare il peon che vocia soltanto pe’ fà ammuina: come gliele canta lui, al Cavaliere, non gliele canta nessuno. Benissimo!
Gli ha regalato una sveglia di lusso, tempestata di brillanti e lapislazzuli, dalla suoneria squillante che disincanta qualsiasi distratto intento in faccende barbose che andrebbero rasate.

Mi pare impossibile (stavo scrivendo e continuo a farlo) che un uomo intelligente non si renda conto quando è necessario mettere punto; non si renda conto che le parole inutili rendono qualsiasi conferenza stampa un monologo che, se fosse almeno quello d’Amleto, se non altro, conserverebbe il pathos del dilemma.
Certo, capisco, è necessario che il popolo italiano sia informato meticolosamente di tutte le fatiche che la compagine di governo, sotto l’accorta guida del Cavaliere, ha compiuto per impedire che il peggio del quinquennio trascorso travolgesse l’Italia nel vortice del soqquadro terroristico. Si sa, è normale che chi suda voglia essere deterso dal sudore e, chi si scopre misconosciuto, voglia ristabilire i fatti pretendendo che alla fatica sia concessa almeno il rispetto, doveroso per chi se l’è faticato.

Sennonché, purtroppo, come dice il Vangelo: “Nemo propheta in patria”. E non sarà Berlusconi a cambiare l’indole della gente e rendere i sordi, volontari, uditori attenti delle vicende burrascose che hanno insidiato la navigazione del transatlantico Italia.
Gli elettori che si fanno suggestionare dalla campagna antiberlusconiana non soggiacciono alle cattive arti delle sinistre intente a raccontare peste e corna del Cavaliere. Sono i soliti sinistri cui non sembra vero liberarsi del plutocrate per rimettere sul cassero il massimo dei prodi e l’armo dell’Ikarus in leasing. Calunniare è un mestiere che quella scuola politica eredita dai bolscevichi che spesso sfoltivano le file dei potenti moscoviti con “purghe” mortali. L’attenzione va rivolta a quegli elettori delusi, stanchi di polemizzare con i soliti comunisti – già comunisti, eppoi post-comunisti – che non rinnegano una virgola degli accadimenti tragici che caratterizzarono la storia dei popoli soggiogati dal comunismo.
Stalin non fu migliore di Hitler, se è vero, com’è vero, che la vita prevaricata di un solo uomo non nobilita l’ideale di un qualsiasi tiranno. Di vite, il comunista Stalin, ne sacrificò milioni, sempre per la stessa passione: la tirannia.
La gente comune, però, quella che non sottilizza, ritiene che acqua passata non macini e non se ne frega se i nipotini di Stalin siano gli epigoni addomesticati di questo nuovo liberal-socialismo che camuffa la demagogia dei suoi leader nel culto di un “Welfare State” che renderà tutti più pezzenti di prima. La storia è maestra di vita, dicono: è legittima qualche perplessità.
Cavaliere, drizzi la prora, così come si naviga ci coglierà il naufragio.
celestino ferraro

10:36 AM  
Anonymous Anonymous said...

IL BIG BEN LOMBARDO
È sempre emozionante scorrere la lettura di un gran giornale ed incontrare la firma eccellente di un Luca Cordero di Montezemolo. Solo il nome ti riempie il cuore d’incantesimi.
Poi, s’allunga lo sguardo, e scopri che le cose scritte sono esattamente quelle che pensavi, sono il lungo menu dei rimproveri che avresti voluto ammannire a quelli che contano e dai quali dipendono le sorti della tua famiglia, dei tuoi figli, di te stesso.
A ben riflettere ti accorgi pure che la filippica di Luca ha ben poco d’originale, salvo il ben predicare di chi razzola male; difetto un po’ congeniale a quelli che dai piani alti osservano l’andirivieni dei plebei che si affannano a raccogliere le vettovaglie per il freddo che verrà.
Sempre così, come si dice a Napoli: «’O sazio nun crere a ‘o dijune».
Il fatto è che lo sciloma parte dal pergamo del “Sole24 Ore” e non si può rimanere sordi a cotanto battito: un Big Ben Lombardo della Borsa di Milano. Impossibile non ascoltare i rintocchi per il povero Berlusconi che scese in campo per salvare l’Italia dai comunisti e si ritrova chiacchierato proprio dai nemici dei comunisti: O tempora, o mores!
Celestino Ferraro

9:56 AM  
Anonymous Anonymous said...

L’ANNO DEI DRAGHI
Così, leggendo il Corriere, che ce la conta a modo suo o leggendo la Repubblica che ce la riconta a modo d’altri, o Il Foglio che la sa lunga, più lunga di tutti, eppoi il Riformista, la Stampa, l’Unità, il Messaggero, il Tempo, Il Sole24 ore, noi, poveri disgraziati, cittadini di questa Repubblica democratica già antifascista, ignoranti, come diremmo a Napoli, della lecca della mecca e del triccabballacche, dovremmo scoprire le magagne dei “poteri forti” assediati dai “poteri deboli”: alla faccia del caciocavallo! (come direbbe Totò).
Insomma, la solita pochade all’italiana che replica il solito copione del decennio precedente. Possiamo andare avanti così? Sì! Possiamo, tant’è che siamo giunti alle Fazio-se giornate dell’estate, dell’autunno e con l’inverno che, finalmente, mette sull’uscio di Bankitalia i draghi a tutela del 2006 che nasce domani.
Il 2006 è per i cinesi l’anno del Cane, o del kan non l’ho capito bene: è cosa ben diversa dire sarà un anno da cani che dire sarà un anno da kan.
Per noi italiani sarà un anno da Draghi, altro che kan. Sperando che il figlio del drago, Grisù, non tradisca la causa dei draghi volendo fare, da grande, il pompiere.
Celestino Ferraro

3:25 AM  
Anonymous Anonymous said...

è peggio far entrare i violenti in parlamento tra le proprie file o non condannarli del tutto quando picchiano un altro vioento?

5:14 AM  
Anonymous Anonymous said...

salve....
ho scritto un post sul mio sito
www.smclarkkent.blogspot.com
si intitola "LA FINE DI UN MITO?"
mi piacerebbe conoscere la tua opinione
a presto
clark

8:11 AM  

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