Ma Ciampi non ha sempre ragione
Una campagna elettorale non è una celebrazione liturgica che si svolge nel compunto silenzio dei fedeli. E’ polemica, scontro di posizioni, battaglia di idee, confronto di programmi che se non è ruvido è certamente un segno di futuri inciuci. Ma l’ipocrisia nazionale ignora questa realtà. E se il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi lancia un appello ad abbassare i toni e ad occuparsi di questioni concrete, tutti si affrettano a dargli ragione lamentandosi di chi surriscalda l’atmosfera e avvelena i pozzi, e invece di mordersi la lingua e smetterla di sbraitare si comporta come un cane in chiesa. [leggi per intero]
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LA NOIA DI LEGGERE E RILEGGERE LE STESSE RIPETUTE COSE
Arriveremo al fin a smetterla con quest’andazzo, resteranno disoccupati tutti gli estensori di necrologi che per lunghi anni si son contesi l’onore di chi fosse il più originale epitaffista antiberlusconiano. Potremo di nuovo scorrere un quotidiano senza che la prefiche di servizio ci strazino l’anima con il loro gemiti: la democrazia e la Patria son in periglio!
Su la Repubblica di oggi, Mario Pirani è il più sincero: “Siamo forse noi tutti il caimano Berlusconi”? Antony Giddens scrive “Tramonto di una dinastia”; Khaled Favad Allan “La democrazia senza democratici”; Edmondo Berselli “Strategia della sconfitta”: nemmanco Napoleone a Waterloo seppe far di meglio.
“Non è questo il linguaggio di un uomo che si appresta a governare di nuovo il paese”, scrive Berselli: come se il linguaggio precedente, mite, cortese e suadente, gli fosse giovato a rendere cortesi gli insulti sversati su di lui a bidonate.
Una processione di uomini d’onore, primari d’alta scuola bocconiana e frattocchiana, accorrono al capezzale della paziente: l’Italia non donna di provincia ma bordello.
Il morbo infuria, l’antiberlusconismo impazza.
Dal Colle il sommo sacerdote implora i sacri numi, il reprobo, il Cavaliere, è allo stremo.
Sull’Italia incombe l’alea Argentina e i prodi del centrosinistra son pronti con la terapia Prodi per la salvezza del morente: poche tasse da ripristinare, poche ma buone.
Quella di successione e donazioni: tra padre e figli il passaggio costerà un patrimonio (la patrimoniale di Bertinotti).
Le rendite finanziarie (tutte) saranno gravate d’una percentuale più corposa (complicità fra Diliberto e Bertinotti).
I BOT e i titoli obbligazionari assoggettati a più esosi balzelli (intesa fra Prodi e Rutelli). Fortunatamente per i risparmiatori, c’è il Professor Giavazzi che ci spiega a menadito com’è che il povero paghi più del ricco e come il ricco sia il solito epulone che lasci briciole di euro per la tassazione: un’iniqua imposizione che si scopre solo quando si dissipa più del consentito.
Saranno rivalutati gli estimi catastali (tutto Prodi col suo mastodontico Pentateuco); l’immobile valutato 100 raggiungerà il valore 1000.
L’ICI conseguente balzerà alle stelle: però verrà ridotta la percentuale estorta dal Comune (se la si dovesse pagare secondo i presumibili estimi catastali sarebbe un esproprio). La Patria ha bisogno di risorse: popolo d’Italia, corri al cuore dei tuoi risparmi. Gl’italiani più accorati stanno già provvedendo a riparare all’estero i capitali minacciati da BERTINOTTI&C.
Offri a chi ti rappresenta, a chi hai dovuto delegare il diritto di governarti, gli agi e i privilegi di un appannaggio da nababbo. Solo Senato e Camera hanno un bilancio annuale di duemila miliardi di antiche lire. Regioni e Comuni (ed optional ad offerta) più del doppio. I consiglieri regionali, come i parlamentari, tutti con pensioni da maharajah. Non negare la tua generosa contribuzione al mantenimento di questo Stato dissipatore e crapulone: VOTA CONTRO BERLUSCONI, VOTA PER PRODI E I SUOI PRODIANI.
Paradosso della storia: i Parlamenti nacquero per impedire al Re di far man bassa del patrimonio dei sudditi; i parlamentari avrebbero dovuto lesinare ogni centesimo sottratto ai cittadini per migliorarne l’assistenza; oggi siamo al punto che la democrazia rappresentativa estorce più danari di qualsiasi altro usuraio che pratichi l’usura.
Tutti a far politica (si uccidono per la “politica”). È il nuovo mestiere, quello moderno: servire il popolo sovrano per la vita. La Bengodi democratica è là che li attende: cittadini, in alto i cuori e le forchette, accà se magna! Sarebbe ora di rivedere le prebende che i servitori del popolo locupletano per il servizio: semmai un referendum democratico per restituire scettro e portafogli al principe (il popolo) sovrano
Celestino Ferraro.
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