L’occasione persa e il programma per un futuro diverso
Mai vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso. La sinistra si rifiuta di applicare la regola. E reagisce male di fronte all’orso-Berlusconi che, non solo dimostra di non essere morto dopo il faccia a faccia ingessato con Romano Prodi, ma allunga zampate talmente potenti da rimettere di nuovo in discussione il risultato del voto del 9 aprile. Con l’inatteso sfogo al convegno di Confindustria, il leader della Cdl ha riaperto una partita che tutti davano ormai per persa. Lo dimostrano le reazioni preoccupate e scomposte dei dirigenti del centro sinistra. [leggi per intero]
3 Comments:
HEAUTONTIMOROUMENOS (nemico di se stesso)
“Horresco referens”, i gagà della Confindustria, accusati da Berlusconi di fornicare coi prodi del centrosinistra, dopo un primo timido tentativo di negare l’incesto, si son poscia riavuti dallo shock e, con Stefano Folli, editorialista di prestigio del Sole24 Ore (voce stampata della Confindustria), disquisiscono della loro subornazione a sinistra: incredibile!
Quei gagà sulle poltrone di Confindustria – la crema del capitalismo italiano – adusi a spompare lo Stato per ogni loro progettino miliardario, stanno conducendo una manfrina da qualche anno, dopo che si son resi conto di star per perdere la zizza dello Stato da cui hanno sempre succhiato la loro opulenza.
Menomale che Berlusconi (e Tremonti) non è fesso e, a viso aperto, nella filippica dell’altro giorno a Vicenza (benché sofferente di sciatalgia), ha fatto capire ai vari zapatero (scarparo) di Confindustria, che l’era delle vacche grasse è finita, e che l’acquartierarsi di Confindustria coi prodi di centrosinistra, è un gioco cinico di fedifraghi disposti a tutto pur di non perdere la MORTADELLA.
Confindustria, per bocca del suo pluripresidente,
«ha proposto una “fase costituente”, ossia uno sforzo generale da parte di maggioranza e opposizione in vista di una serie di grandi riforme liberali capaci di cambiare il volto del Paese delle corporazioni (notai e farmacisti parassiti del popolo sovrano). Una proposta che non altera la dialettica delle forze parlamentari, ma presuppone un alto grado di coesione politica e sociale»:
che bravo Luca Cordero di Montezemolo.
Questa delle RIFORME istituzionali è diventata una delle tante leggende metropolitane.
Sulla Stampa di Torino, venerdì 4 dicembre 1987, una firma preclara della cultura italiana, Norberto Bobbio, scriveva: “LA CAMICIA E L’ONORE” (il paradosso della Riforma istituzionale).
Si auspicava, già vent’anni fa, come scriveva Bobbio, ripetendo un’espressione “felice” del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, una “democrazia più matura”.
Si era nel 1987 e già d’allora si sentiva il brusio dei riformanti.
Secondo Montezemolo saremmo più maturi, finalmente, per dare ai vari Luca & C., ai Casini, D’Alema, Fini, Fassino, Follini, Rutelli, Pannella & Boselli, Bertinotti, Fisichella, Diliberto, Pecoraro, ecc. (una ventina di personaggi in tutto), una migliore consistenza alla loro brillante carriera: oligarchica e infinita.
Precedentemente l’assemblea dei convenuti a Vicenza era esplosa in un boato di applausi per Berlusconi, subissando di fischi il gagà dai capelli fluenti in prima fila, cui l’invettiva era rivolta: avrebbe voluto replicare il giovanotto, come già fece in Tv da villano inutilmente arricchito.
Ormai i giochi sono fatti. Alcuni pezzi grossi del capitalismo italiano sono in combutta col nemico di sinistra che promette loro elargizioni miliardarie se parteggeranno coi prodi di centrosinistra all’espugnazione del nuovo Stato riformato.
A testimonianza c’è la meditazione scritta di Stefano Folli, veloce Mercurio del pensiero dei gagà di Viale Astronomia: ma non è la base. Quella che conta e che lavora, che è tutta col centrodestra del Cavaliere.
Diciamo che l’intelligenza di Berlusconi ha stanato i proci del capitale italiano: signori che hanno sempre locupletato all’ombra di “Falce e Martello”. Dal Giovanni Agnelli (nonno) in camicia nera al Valletta, ammiccante capitalista per il compagno Di Vittorio, al Luca, pluripresidente dalle molte vite.
Celestino Ferraro
PUNITORE di se stesso e non NEMICO di se stesso.
Il futuro c'è garantito: tasse, sempre tasse, fortissimamente tasse!
Questi sinistri non sanno che tartassare: TAR-TAS-SA-RE.
Con tono ispirato e ben scandito, da prodi tartassatori.
Saremmo degli stupidi se ricadessimo in braccio a questa gente VISCO-SA.
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