Friday, February 16, 2007

I diari e l’inglese bollito

E’ dalla fine degli anni ‘60 che che a “Il Messaggero” hanno il numero di telefono di un solo storico: Denis Mach Smith. Qualche revisionista scopre che Vittorio Emanuele II aveva le vene varicose? La redazione cultura telefona all’inglese per un acconcio parere. Si ipotizza che nel ‘36 l’Italia avrebbe usato la bomba atomica (se l’avesse avuta) nella guerra d’Abissinia? Riecco che la redazione cultura interpella il nostro uomo che assicura come il regime avrebbe usato anche i laser, il raggio della morte e le bombe puzzolenti pur di mettere in piedi un Impero di carta stupidamente concorrente con quello di ferro della Corona britannica. Così, succede che Marcello Dell’Utri scopre l’ultima serie dei diari del Duce. Scatta la solita telefonata all’ormai anziano specialista delle furibonde litigate ottocentesche tra Cavour e Garibaldi. Ne esce fuori una verità variabile: i diari di Mussolini scoperti da Dell’Utri sono sicuramente falsi. Che se non sono falsi sono stati falsificati dallo stesso Benito. E che se non sono falsi e non sono falsificati, sono sicuramente noiosi perché evidentemente scritti dal Capo del Fascismo con l’idea di vendersi sul mercato editoriale americano a guerra persa ed a Palazzo Venezia perduto. Ora, la verità variabile ha sicuramente un pregio. Può essere che una delle sue varianti ci indovini. E che i diari siano stati falsificati dallo stesso Duce, che siano noiosi. Ma c’era bisogno di telefonare al Matusalemme degli storici di parte per sapere che se l’acqua viene posta sopra il fuoco si riscalda? Ed era proprio necessario consultare il fiero difensore della sacralità dell’Impero britannico per avere come risposta la frescaccia di un Mussolini che dal ‘35 al ‘39 scrive diari fasulli nella previsione che nel giro di dieci anni perderà guerra e fortuna e dovrà bussare a quattrini agli editori Usa?E poi dice che Mario Appelius aveva torto. Dio stramaledica l’inglese. Se è bollito!