Wednesday, August 02, 2006

Il nodo degli stati canaglia

Esiste la possibilità di fermare la strage di civili che si sta consumando nelle città libanesi e nei villaggi israeliani? Certo, questa possibilità esiste. Ed è la sola in grado di impedire la prosecuzione all’infinito del conflitto in atto in medio oriente. Per concretizzare questa possibilità bisogna però partire da alcune precise premesse. La prima è che le richieste di cessate il fuoco espresse da Kofi Annan non servono a nulla. Il segretario generale dell’Onu è un uomo vacuo e totalmente inaffidabile. Ma il problema non è personale ma politico. [leggi per intero]

9 Comments:

Blogger celestino ferraro said...

IL NULLISMO NENEISTICO (“né, né”)

Forse sarà una mia incapacità strategica che m’impedisce di esultare a questa ferma volontà dell’ONU a riportare la pace tra i confini del sud Libano – presidiato gagliardamente da Hezbollah – ed Israele.
La prova provata è che Hezbollah è armatissima di tutto punto. Con centinaia di postazioni di tiro per armi portatili, razzi e missili anticarro e antiaerei, tunnel sotterranei e bunker scavati in sei anni di distrazioni ONUNISTE (risoluzione 1559), che rendono la situazione estremamente drammatica per un Stato d’Israele costretto a difendersi dalla minaccia incombente del proprio annientamento.

Sessant'anni di sangue e stragi non sono state sufficienti a placare l’odio che gli arabi fomentano contro gli ebrei, e man mano che le armi di distruzione di massa, come i missili a lunga gittata, vengono consegnate nelle mani coraggiose degli Hezbollah, la sopravvivenza di Israele è legata soltanto alla tetragona volontà degli ebrei che sanno combattere in difesa della loro libertà, della vita e della loro cultura.
Quale capacità, quale possibilità di dialogo possiede un capo di governo come Ahmadinejad, primo ministro iraniano, che blatera quotidianamente della distruzione d’Israele? Quale fiducia riporre in uno Stato come la Siria (Stato canaglia) che rifornisce incessantemente le bande di Hezbollah di tutte le armi sufficienti a distruggere due volte la stessa distruzione?

Soltanto la diplomazia europea, quella aggiogata alla grandeur francese e antistatunitense, può progettare un piano di pace in MO con la prospettiva di Auschwitz. Per fortuna nostra però, l’intelligenza che governa la Farnesina, s’è accorta del disegno antiebraico che spira dal Quai d’Orsay parigino e ha preferito personalizzare il suo messaggio sofferto definendo “sproporzionata” la reazione di Israele alle stragi organizzate dagli Hezbollah. SPROPORZIONATA la difesa della propria esistenza: incredibile.

Diciamo, una conquista d’indipendenza pacifista che non ha nulla da invidiare ai girotondini che si aggirarono per le piazze d’Italia ai tempi del Berlusconi ministro degli Esteri. Un neneismo nullistico, filosofico, sofferto, degno del fasullume italico seguace di quell’eudemonismo spiritico ambito dai prodi di Palazzo Chigi.
La nostra Feluca della Farnesina sa quello che vuole e sa come imporre la pace a colpi di paroloni.
Nel frattempo Hezbollah promette che bombarderà Tel Aviv: c’è da crederli, son gente di parola. Nell’attesa della A-bomb che Ahmadinejad sta costruendo sotto lo sguardo “minaccioso” dell’Occidente.
Celestino Ferraro

5:04 AM  
Blogger celestino ferraro said...

IL SOSIA DI METTERNICH ALLA FARNESINA

Presumo che il “Metternich” di stanza alla Farnesina non trascorra molto tempo a specchiarsi con la feluca in testa per la prossima riunione dei G8. Si sa, ormai, che il ministro degli Esteri della Repubblica italiana è lui, e non c’è feluca impostora che tenga che possa ingannare chicchessia a fargli da sosia. Giove non è impegnato in schermaglie amorose e Mercurio non assumerà l’altrui sembianze.
Resta però il fatto che i “robot della morte” (come li definisce Panebianco), migliaia di shahid e di shahidkì – donne kamikaze – stanno lì pronti a farsi saltare in aria per sconvolgere i gangli vitali dell’Occidente, prostrarlo con il terrore, e soggiogarlo in nome dei sura riportati dal Corano.

Il gihad è lo sforzo nella direzione sulla via di Allah (sura LX,I). Guerra contro gli infedeli per la diffusione dell’Islam. Questa religione fanatica, xenofoba, è il messaggio che tutti gli ulema, gli imam, gli Ayatollah (come la buonanima di Komeyni), predicano fra i milioni di musulmani, aizzandoli contro l’Occidente che li schiavizzerebbe.
Come se il burka (o l’infibulazione) fosse un’imposizione occidentale e le donne musulmane costrette ad indossarlo per nascondere agli occhi lascivi degli infedeli le forme muliebre evocatrici di peccaminosi pensieri.

Evidentemente il nostro Metternich della Farnesina ha capito e crede che il fanatismo sia solo di sinistra; e non sa che anche fra i musulmani il fanatismo alligna micidiale, nemico della nostra civiltà e delle nostre libertà democratiche.
Forse non crede che Ahmadinejad prepari la bomba per distruggere Israele. Dichiara, sussiegoso, sproporzionate certe reazioni d’Israele che difende la sua sopravvivenza. Fa dell’Hezbollah che spara centinaia di missili contro Israele, un’arciconfraternita di cistercensi in pellegrinaggio religioso a Gerusalemme.
Son solo cose da prodi, tenaci nel persistere piuttosto che nel ravvedersi.

E non è a dire che il Massimo della Farnesina non sia aduso a certe resipiscenze: anche quando cadde il “Muro” (1989), sembrò che l’ideale si librasse sul cielo di Berlino verso gli orizzonti della libertà e della democrazia.
Si vede che gli insegnamenti delle Frattocchie ben seminarono nel cuore del tenero virgulto che la frequentò.
Celestino Ferraro

5:36 AM  
Blogger celestino ferraro said...

FINALMENTE È PACE!

Magniloquente la prosa di Vincenzo Nigro (la Repubblica) che ci racconta della Feluca della Farnesina al lavoro – neppure una settimana di ferie – , con Prodi e Parisi, per creare (come il Padreterno?) il contingente MILITARE di PACE che l’Italia vuole inviare in Libano sotto l’egida dell’Onu.

Dovrebbero incunearsi (non l’auspicato cuneo fiscale), i nostri soldati, fra i terroristi Hezbollah e le truppe israeliane, imponendo loro di smetterla con le uccisioni (ma muoiono anche bambini israeliani, checché raccontino i giornali del centrosinistra).
Naturalmente (sembra ovvio) ci saranno anche soldati d’altri Paesi ad incunearsi fra i terroristi e gli israeliani guerreggianti in Libano, ma i nostri soldati partirebbero con intenzioni grandiose per imporre davvero, una per tutte, la pace in Medio Oriente.
Così del Massimo l’alto consiglio s’adempia.

Avrebbe potuto riposarsi di più il nostro RATTAZZIANO (fautore del “connubio” per un governo di “unione nazionale”), ma la guerra di Hezbollah (terroristi foraggiati dagli Stati canaglie – Siria e Iran) – ) contro Israele – Stato Sovrano facente parte dell’Onu – ha impedito che l’inesausta Feluca potesse crogiolarsi oltre al sole navigando sul suo “Ikarus Baltic”, comandante in capo del 18 metri che possiede in consorte-ria con altri due amabilissimi signori.

“Deus nobis haec otia fecit”, direbbe Virgilio cantando di Melibeo costretto ad abbandonare le sue terre per le vicende belliche del dopo Filippi (42 a.C.); i veterani delle guerre civili ambivano ai terreni confiscati ai nemici di Cesare e quindi di Ottaviano.

Non è il caso del nostro Massimo (uomo di mare) che, pur potendo oziare sui mari placidi del Sud, accorre all’appello dell’Onu che attende da lui rinverdir la fama.
Celestino Ferraro

3:04 AM  
Blogger celestino ferraro said...

L’ORA DELLE DECISIONI IR RE VO CA BI LI (risoluzione Onu 1701)

È veramente encomiabile lo zelo con il quale l’attuale presidente del Consiglio Italiano, Prodi Romano e il suo vice D’Alema Massimo, si prendono cura della tragica guerra Libano-Israeliana e la rapidità di decisioni intraprese per gestire, politicamente e militarmente, la sanguinosa tragedia del Medio Oriente. Ottimamente bene!

Diciamo, orgogliosamente, che l’Italia assume energicamente un ruolo importante nell’intricata faccenda che da sessant’anni affligge la Palestina, Israele, il Libano, la Siria, l’Egitto, che hanno combattuto e combattono una guerra assurda, sanguinosa, inutile, fatta di riferimenti storici che solo la Bibbia sarebbe in grado di spiegarcene la genetica malignità.
La storia del popolo d’Israele è una tragedia che si trascina da millenni fra quelle genti arabe che mai ne hanno gradito la promiscuità. Ma questa è una storia troppo grossa per poter essere commentata in quattro righe, veniamo ai nostri prodi che gestiscono l’ennesimo eccidio in Libano col cipiglio coraggioso proprio dei prodi.

Non dimentichiamo che Romano, prima d’essere l’attuale premier Italiano, è stato per 5 anni il presidente del Consiglio della Ue, e non ci risulta che nel lustro trascorso a Bruxelles abbia dedicato qualche minuto di troppo al bubbone mediorientale che stava lì, da decenni, sempre in procinto d’esplodere con tutta la sua mefitica virulenza.
S’è dovuto attendere l’undici settembre del 2001, il terrorismo esploso con la distruzione delle “Twin Towers”, per pigliarsela con Bush che ha dedicato agli “stati canaglia” le attenzioni ruvide della guerra.
Non che per il passato il terrorismo avesse scherzato, aerei dirottati, esplosi in volo, abbattuti, attentati dinamitardi fra i civili, se ne erano contati fin troppo, ma non una presa coraggiosa dell’Occidente per affrontare i fomentatori di lutti tanto orripilanti.

In verità solo Ronald Reagan fece sentire l’urlo di rabbia degli USA sulla Libia di Gheddafi, dopodiché la strategia più “machiavellica” consigliò ai nostri PRODI politicanti occidentali di traccheggiare col terrorismo sperando di rimanere al di fuori di certi attentati il cui solo pensiero faceva accapponare la pelle dei nostri governanti.
Una cecità politica che suggeriva a ciascun capo di Governo della Ue: “Ad un palmo del mio kulo fate quello che volete”.
Un piangere i morti degli altri, i lutti inferti dal terrorismo sull’amica nazione europea o mediorientale, telegrammi di cordoglio contro l’efferata strage, invio di merci, vettovaglie e di volontari per le popolazioni colpite, ma tutto, dal punto di vista strategico, fermo ai primordi della furbizia salvamestesso.

Ma oggi i tempi sono cambiati – naturalmente sempre a spese del popolo d’Israele – Hezbollah, la nuova organizzazione terroristica del “Partito di Dio” condotta da Hassan Nasrallah, ha scatenato su Israele, dal sud del Libano, una pioggia di missili inimmaginabile qualche giorno prima, e Israele è intervenuta pesantemente contro il Libano complice di Hezbollah.
Il nostro Massimo, della Farnesina, ha rimproverato Israele definendo la reazione armata dello Stato Ebraico, SPROPORZIONATA alle offese patite (da sessant’anni), e si è subito offerto di spedire un corpo armato del nostro esercito a fare da cuneo severo fra Libano e Israele in quella zona contesa fra Hezbollah e Tshal (esercito israeliano).
Così Prodi ritorna in campo con il suo robusto pedalare bartaliano (e col Massimo che tira) e fa degl’itali prodi gli arbitri (come quelli di "Calciopoli") dei destini del Medio Oriente. O del mondo?
ALLELUIAMO!
Celestino Ferraro

5:30 AM  
Blogger celestino ferraro said...

L’ASSOLUTA SFIDUCIA NELLE GARANZIE ONU

Paradossale non è la generosità filantropica con la quale i falsi amici d’Israele sì son buttati a capofitto per interporsi fra Hezbollah e Tshal che se le son suonate di santa ragione, paradossale è che quegli stessi indignati – sdegnati, disgustati, raccapricciati della SPROPORZIONE bellica d’Israele, che reagisce alla ferocia di Hezbollah – passino poi orgogliosamente a decantare le virtù guerriere degli stessi Hezbollah che hanno finalmente riscattato l’onore arabo dalle sonore sconfitte belliche subite nei decenni scorsi.
Dodicimila razzi immagazzinati (forniti dall’Iran) da Hezbollah, quattromila sparati su Israele, trinceramenti e casematte costruiti tipo Maginot e gli eroici combattenti orgoglio della patria musulmana: come la storia si ripete, tra farsa e tragedia, anche dopo la tragica esperienza del 1938.

Mentre Pannella sbraita, sbraita, sbraita; sproloquia, sproloquia, sproloquia, incitando l’Occidente e la Ue a farsi garanti della sopravvivenza d’Israele. Quasi che Hezbollah o Hamas (o Ahmadinejad) temessero l’intervento dell’Europa a loro danno. Un’ennesima pannellata di un megalomane amico di Israele.

Evidentemente, nell’enfasi di elogiare l’eroismo di Hezbollah, i nostri DALEMIANI hanno tradito la loro salomonica equidistanza, hanno negletto quella contraddizione pacifista che intimava ad Israele di cessare subito il fuoco su Hezbollah che incombeva (e incombe) mortale, e vantano i terroristi che hanno inferto agli ebrei la prima sconfitta della loro tormentata storia.

A cose fatte (?) si ha l’impressione che i nostri DALEMONI siano accorsi più per impedire che Israele centrasse gli obbiettivi della controffensiva in corso, che per riportare la pace là dove non si gradisce che un nuovo status quo possa pregiudicare l’equilibrio delle forze in campo. Insomma si è voluto salvare Hezbollah da una fine ingloriosa, conservandolo eroico agli occhi della comunità islamica.
Un intervento opportuno che ha costretto Israele a fermarsi (per non apparire il provocatore dell’ira di Ahmadinejad), e, ad Hezbollah, di non finire sconfitto fra la rabbia e lo scorno del mondo musulmano. La storia del Medio Oriente è intrisa di sangue e solo la tetragona volontà d’Israele potrà spuntarla contro il fanatismo nazista dello gihād.

Celestino Ferraro

4:01 AM  
Blogger celestino ferraro said...

PARTENE ‘E BASTIMENTE…

I PRODI UOMINI DEL DESTINO
Non sarà la prima volta che l’Italia sarà servita di prodi uomini del destino che la condurranno lungo i voleri del fato. La predeterminazione è un mito che ci accompagna dalla fondazione di Roma e Romolo uccise il fratello Remo perché il fato si compisse. Lo stesso Romolo, figlio del mito, nel mito si dissolse divenendo “Quirino”. E fu il primo uomo del destino che questa terrà conobbe.
Altri, molti altri seguirono al Quirino, fra i più famosi Cesare, baciato dalla gloria e dall’affetto dei cittadini. Ma come spesso è accaduto nella storia dell’umanità, quell’affetto, che si manifesta spesso con sommosse e violenze in favore dell’amato, è pernicioso alla salute dello Stato e l’”Uomo del Destino” è indotto a scivolare nel personaggio del tiranno.

Dopo le “Idi di Marzo” gli uomini del destino si accapigliarono fra loro per stabilire quale destino dovesse prevalere sull’Urbe, e sotto gli occhi timorosi di Cicerone, giganti della storia di Roma si confrontarono fra bagliori di spade, stridori di carri, lamenti di morte e il pianto dei vinti.
Antonio, Bruto, Pisone, Ottaviano, Cicerone, per citare i più famosi, tutti uomini del destino coadiuvati finanche dalla comparsa sul cielo di Roma della cometa “sidus Iulium” che convinse i più scettici a credere che Cesare fosse divenuto una divinità e che la sua anima riappariva sotto forma di astro.
Inutilmente Dolabella tentò di evitare che il culto del grande assassinato divenisse un mito, tanto più che Ottaviano aveva fatto erigere una statua del padre adottivo coronandola di una stella che suffragò la versione popolare.

In una polemica che arricchisce il dibattito politico dei nostri giorni, ci si rimprovera che la nostra classe politica, la classe del potere attivo, sia costituita tutta da uomini la cui età supera il mezzo secolo. Verissimo, specialmente se confrontati ai troppi uomini del destino che hanno affollato il proscenio della storia.
Cesare, pugnalato sotto la statua di Pompeo in Senato, nel 44 a.C., aveva 56 anni ed era già padrone del mondo sottomesso dalle sue legioni. Nel 60 a.C. aveva costituito il I triunvirato con Pompeo e Licio Crasso.
Ottaviano, nel 43 a.C. costrinse Antonio a fuggire nella Gallia Cisalpina: aveva vent’anni.
Nel 42, a Filippi, sconfisse Cassio e Bruto; Ottaviano, spartendosi il potere fra Antonio e Lepido (il II triunvirato), ebbe il comando dell’Occidente: aveva ventuno anni. Dopo la battaglia di Azio, sconfitto Antonio (nel 31), fondò un nuovo tipo di regime, il principato. Divenne signore assoluto dell’Impero.

Alessandro Magno a 20 anni era già un uomo del destino; l’inutile morte lo falciò a soli 33 anni.
Federico Barbarossa rivendica all’Impero il “dominium mundi”, impero che egli definiva “sacro” in quanto derivato direttamente da Dio, 1152: aveva 30 anni.
Napoleone, il 2 dicembre del 1804, fu incoronato imperatore dei Francesi in Notre-Dame da papa Pio VII, aveva 34 anni; il 2 dicembre 1805 la gloria di Napoleone rifulge sui campi di Austerlitz: aveva 35 anni.

I nostri vegliardi che da decenni hanno incrostato il potere come patelle attaccate agli scogli, si fanno concorrenza fra loro e loro gran virtù resta la vetustà del potere con il quale hanno convissuto malauguratamente per l’Italia.
Celestino Ferraro

2:30 AM  
Anonymous Anonymous said...

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10:59 PM  
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Enjoyed a lot! » » »

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Anonymous Anonymous said...

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7:32 AM  

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