Wednesday, May 31, 2006

Senza il partito l’alternativa sono i Caraibi

Il centro sinistra canta vittoria. Sollecitato e stimolato dalla grande stampa compiacente. L’obiettivo non è quello di affermare che Silvio Berlusconi ha fallito la spallata contro il governo di Romano Prodi ma di isolare il Cavaliere all’interno del centro destra. E creare le condizioni per una spaccatura dell’opposizione che preluda e provochi l’uscita di scena dell’ex presidente del Consiglio. Non si tratta di una novità. Questa è la strategia politica che il centro sinistra porterà avanti nei confronti del centro destra per tutta la durata della legislatura. [leggi per intero]

3 Comments:

Anonymous Anonymous said...

ma il palaopinione esiste ancora?

7:51 AM  
Blogger celestino ferraro said...

IL MOTTO DI PARIGI
FLUCTUAT NEC MERGITUR

Per gli amanti di storia patria, l’articolo di Franco Cordero di ieri su “Repubblica”, palestra scrittoria dove stende i suoi commentari l’esimio ed eclettico giurista, gli oscuri trascorsi delle fortune berlusconiane vengono sciorinati con meticolosa puntigliosità e il sagace professore ricapitola sul passato del Cavaliere come un procuratore giacobino, un Vyšinskij sovietico, che accusa l’infame plutocrate delle peggiori nefandezze della Prima e Seconda Repubblica.

Sovente, sulle pagine del giornale già scalfariano, l’astio acrimonioso del professor Cordero, il suo antiberlusconismo, si leva accusatorio e, quandanche plurime Corti abbiano assolto il dottor Berlusconi dalle più infamanti accuse, o a termini di Procedura l’abbiano ritenuto non più perseguibile giuridicamente, la tenacia nel ritenerlo un pessimo cittadino, e ancor più pessimo politico, è pertinace e, il Cavaliere, subisce per l’ennesima volta l’onta ingiuriosa delle sue requisitorie.
Non un giorno degli ultimi 20 anni del Cavaliere viene tralasciato e fasti e nefasti del suo passato vivisezionati con scientifica perizia.

Il parvenu della politica italiana – l’imprenditore ambizioso che da giovane si esibiva canterino nei saloni dei “Titanic” vacanzieri, per poi dedicarsi alle costruzioni di interi quartieri, BELLISSIMI, della Milano laboriosa e imprenditrice – ebbe la balzana idea di dedicarsi alla Tv, aggeggio domestico moderno che porta nelle case dei cittadini tutto quel mondo di accadimenti, dai quali si è lontani ed estranei per necessità di cose.
Spettacoli, cronache, tragedie, divertimenti, giochi, vanità, cultura, politica, tutto giunge nelle nostre case perché l’imprenditorialità di un giovane d’epoca aveva creduto possibile organizzare un’impresa degna di passare alla storia. Aveva rotto un monopolio radiotelevisivo che incombeva come sudario sulle serate noiosissime programmate dalla Rai.
Sembrerebbe che l’abbia fatto apposta per plagiare la volontà dei telespettatori abbindolati dalle sue arti imbonitrici. Un lavorio subliminale che lava i cervelli predisponendoli alla corruzione civile e politica. Un disegno diabolico che non gli ha risparmiato gli alterni insuccessi della democrazia.

Poiché il giovane è animato dal sacro fuoco del successo, vuol vincere la sfida (chi è che non vuol vincere?), mentre i miliardi che girano attorno all’impresa sono tantissimi. Gli interessi più disparati si concentrano sulle attività dell’imprenditore e la folla dei questuanti aumenta di giorno in giorno arricchendo l’impresa berlusconiana di miti e leggende.
Anche la mafia è chiamata a testimoniare i suoi trascorsi: meno quando incendi dolosi bruciavano i suoi negozi Standa dislocati in Sicilia e i tralicci della televisione venivano fatti saltare in aria. E lo Stato che sprovvedutamente latitava.
Non c’è da meravigliarsi. Là dove il denaro circola vorticosamente, ognuno tenta d’acchiappare la sua parte sgomitando e scazzottando per appropriarsene. Dai Tribunali agli Stadi al Parlamento, alla società civile, alle professioni, l’avidità di denaro dilaga come uno tsunami e pare, leggendo Cordero, che il Signore delle acque sia Silvio Berlusconi. E già!

È il destino dei miliardi quello di richiamare altri miliardi, lo stesso Eduardo, in una descrizione della povertà che l’affliggeva, recitava la scena del miliardo che, riconoscendo l’altro miliardo, si richiamavano a vicenda diventando più miliardi: e così via.
In una sarabanda di miliardi non è difficile imbattersi in vicende biasimevoli; sport, spettacoli, professioni, commerci, opere di beneficenza, clero, laici, giudizi, sentenze, politica, possono essere vittime di mammona che corrompe coscienze e costumanze.
Tutto così naturale? Certo che no!
Ma non è possibile perseguitare la vita di un uomo sol perché è convinzione di chi lo crede, pregiudizialmente, che quella vita sia permeata dal malaffare. C’è per l’assassino più efferato la pietà che subentra alla persecuzione del delitto. Qua, nessuna pietà. Se immoralità ci fosse nella vita del plurimiliardario Cavaliere, benché assolto dalle Corti che l’hanno giudicato, qual è il confine “quos ultra citraque nequit consistere rectum”?
Celestino Ferraro

12:54 PM  
Blogger celestino ferraro said...

Per l'amor di Dio, si togliesse pure dalle palle, ma non lasciateci i prodi. Troppo spiritosi, non li sopporterei.
Gerado: capisci a me.

9:01 AM  

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